Elogio della lentezza

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc


Riuscirà la satira dove le discipline che hanno concorso a generare la crisi in atto e che dovrebbero risolverla, mostrano il fianco? Non possiamo saperlo in anticipo, ma intanto coraggio e tempestività sembrano non mancare alla ventunesima rassegna internazionale di satira e umorismo organizzata dallo Studio d’Arte Andromeda, che apre alla sala di rappresentanza della Regione Trentino Alto Adige/Sudtirol, il 17 novembre. Di particolare rilevanza è soprattutto il tema: la lentezza. Sembrano passati anni luce da quando leggemmo La scoperta della lentezza, di Sten Nadolny. Era il 1985 e il libro era stato pubblicato in originale tedesco nel 1983. Stavamo attraversando l’inizio della deregulation e della piena ubriacatura del turbocapitalismo finanziario, e quel libro sembrava archeologia. Le regole e le tasse che avevano consentito al mondo di fuoriuscire dalla grande crisi del ’29 cominciavano a essere concetti trattati come ingiuriosi e tutti si misero a cercare di fare soldi con i soldi. Gli psicologi si misero a studiare la finanza comportamentale e le strategie di soddisfazione del cliente, al fine di cercare le vie migliori per far crescere le aspettative e enfatizzare le promesse. Gli economisti e i formatori sostennero la retorica decisionista del management e, incuranti persino della batosta del 1992 e seguenti, tutti aspirammo ad avere un posto alla tavola della grande festa. Le economie locali, anziché valorizzare la propria distinzione, si misero a imitare quella che sembrava la one best way. Anche la nostra lo fece, in ogni settore, dal turismo alla cooperazione, dall’agricoltura all’industria. Nessuno sa se si sarebbe potuto fare diversamente. Forse sì, perché il destino è un’invenzione a cui ricorriamo quando non vogliamo assumerci le responsabilità delle scelte. A caratterizzare quella euforia, a costituirne il filo conduttore, fu il rapporto con il tempo. E fu l’avvento del “tempo reale”. Non so se si possa concepire un’espressione più agghiacciante. Per pensare abbiamo bisogno di riflettere e persino a livello neurofisiologico intercorrono nanosecondi tra la percezione e il riconoscimento di qualsiasi fenomeno. Ci siamo messi tutti a correre eppure Vasco Rossi ci aveva avvertito di prestare attenzione a non correre tutti contro un muro. La lentezza, che ad una cultura siffatta sembra un lusso, è forse uno dei valori più rilevanti del tempo in cui viviamo le nostre vite. Insieme alla leggerezza si propone come una via per evitare di non accorgerci del presente e di non considerarne le implicazioni. La lentezza riguarda molto seriamente quello che chiedono al Trentino coloro che lo scelgono per venirci in vacanza, alla ricerca di benessere, ambiente e paesaggio. La lentezza riguarda l’acquisizione di conoscenza come humus per generare l’innovazione sempre più necessaria. Essa riguarda, inoltre, l’alimentazione e la salute; i tempi della città e la cura di noi stessi, degli altri e del mondo. La lentezza ha a che fare, insomma, con il ben vivere e con il ben fatto. Vale la pena accorgersene, magari con un po’ di ironia.