Riconoscere il valore dei paesaggi dolomitici

Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

“Il paesaggio è una forma del luogo”, ha detto Franco Farinelli, il grande geografo ospite del quinto convegno annuale Dolomiti Unesco sul tema “Un patrimonio naturale in casa nostra”, che si è svolto a Trento. Questo vuol dire che di quella forma siamo i principali responsabili. I luoghi sono dati, i paesaggi sono costruiti da noi donne e uomini. Perché è così importante rifuggire da una visione sostanzialista? Perché quella visione dà per scontati i patrimoni naturali e, di conseguenza, non li riconosce per il valore effettivo che possono avere. Se i paesaggi valgono solo nella misura in cui sono percepiti e si dà loro significato, allora signifca che sono mobili e dipendono da come li creiamo e dall’uso che ne facciamo. Ogni essere umano e le collettività si avvalgono dei luoghi per estrarvi valore; si pensi al turismo o all’agricoltura. Il fatto che è cambiato, e richiede che ce ne rendiamo conto e agiamo di conseguenza, è che l’estrazione di valore oggi non può più essere estensiva, senza limiti, ma deve diventare intensiva e selezionata responsabilmente in base a priorità. È nella scelta delle priorità che si decide la qualità delle strategie. Sia quelle individuali e familiari, che quelle imprenditoriali e collettive, ma soprattutto quelle di governo. E qui sta il punto. Riconoscere vuol dire conoscere “due volte”: tutti i residenti “conoscono” le Dolomiti; riconoscerle vuol dire passare a una posizione attiva e responsabile nella loro valorizzazione e nel dare concretezza all’accreditamento Unesco. Una grande opportunità che richiede di mettere in pratica il fatto che “il riconoscimento è un mutamento da ignoranza a conoscenza”.