Vivibilità elevate: Paesaggi e spazi di vita in montagna: il modello Con-pa-tec

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc

“Vivibilità elevate” è un’espressione che può significare almeno due cose. È, come si dice, un’espressione polisemica. Si riferisce ad una buona qualità della vita e indica, allo stesso tempo, le possibilità e le caratteristiche della vita in montagna, appunto a quote elevate. La ricerca delle condizioni per la vita in montagna si riconduce oggi a molte prospettive. Una prospettiva che potremmo definire conservativa riportabile all’espressione: dobbiamo salvare la montagna. A questa si affianca un’altra prospettiva, indifferenziata, volta ad utilizzare la montagna e le sue risorse con la stessa prospettiva urbana e metropolitana. Impegnativa e decisiva è la ricerca di una terza prospettiva che, al posto di quelle indicate che sono prevalenti, miri a valorizzare i luoghi montani creando condizioni che rendano la vita in montagna preferibile e, quindi, scelta da chi ci vive e, soprattutto, dalle giovani generazioni. Proprio su questa terza prospettiva si basa la scelta della Provincia Autonoma di Trento di porre al centro della riforma istituzionale e del piano urbanistico, il paesaggio. Il paesaggio è la principale risorsa nelle mani della gente trentina. Il paesaggio come spazio di vita e come luogo della cultura, della distinzione, dell’applicazione di scelte oculate di governo, di integrazione di qualità tra risorse ambientali e insediamenti umani. La Scuola per il governo del Territorio e del Paesaggio è nata appositamente per concorrere ad applicare le riforme e per favorire l’apprendimento necessario al cambiamento richiesto. Il punto di partenza di una riflessione adeguata deve essere ed è la domanda: che cosa intendiamo per vivibilità? Si tratta di un concetto che indica situazioni nuove con le quali non abbiamo dimestichezza o ne abbiamo una superata. Noi tutti sappiamo che cosa significa affermare che una certa situazione è invivibile. Con quella espressione ci siamo riferiti nel tempo a diversi tipi di problemi in grado di rendere insopportabile una relazione, un ambiente, un’organizzazione. Oggi invivibile può significare irrespirabile, se ci riferiamo all’aria; nocivo o incommestibile o non potabile se parliamo di cibo e di acqua; inguardabile o inaccessibile se parliamo di paesaggio e territorio. La vivibilità riguarda perciò, sempre più, la nostra responsabilità relativa alle scelte che facciamo nel rapporto con l’ambiente in cui viviamo. Qui emergono alcuni importanti problemi, quasi tutti connessi alla nostra difficoltà a cambiare idea e, soprattutto, a cambiare comportamenti e stili di vita. Perché quei cambiamenti sono così urgenti e necessari? Lo sono perché la vivibilità è cambiata, e lo ha fatto in pochissimo tempo, il tempo di due o tre generazioni. Chi di noi ha più di cinquant’anni ricorderà che da piccoli non capitava mai di chiedersi: di che qualità è l’aria che respiro oggi? Oppure: ma l’acqua che sto bevendo contiene dei fattori nocivi? E cosa c’è nel cibo che sto mangiando? Di più era sempre meglio e tutto era stato creato per essere a nostra disposizione, in quanto esseri umani. Dagli scettici ai più sensibili, oggi, ognuno sa che quella vivibilità centrata sull’uso indiscriminato della natura non ha futuro. O vivremo con la natura e non contro di essa, o non vivremo affatto. Solo che accettare di far parte del tutto e, soprattutto, cambiare idea e comportamenti è molto difficile. I sentimenti che emergono richiamano subito la rinuncia, la perdita, la paura di tornare indietro, l’abbassamento del livello di quello che chiamiamo benessere. Poca attenzione rivolgiamo, di solito, ai vantaggi che possono derivarci dal riconoscere i limiti necessari di un certo modello di sviluppo. Si tratta di vantaggi che oggi sono effettivamente decisivi per la qualità della vita e per pensare a un futuro nostro e dei nostri figli. Quei vantaggi si possono ricondurre a tre parole chiave: conoscenza, paesaggio e tecnologie, il modello “Con-pa-tec”. Si tratta di un modello di formazione e intervento che combina le possibilità di apprendimento e di cambiamento attraverso la conoscenza, con la centralità del paesaggio come spazio di vita e di promozione della qualità della vita per i residenti e gli ospiti, con il ruolo cruciale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Lo scopo è lo sviluppo di un’economia e una società compatibili con una vivibilità sostenibile, in grado di rappresentare un’opportunità preferibile per le giovani generazioni residenti. Se si combinano in modo compatibile conoscenza, paesaggio e tecnologie avanzate, la vivibilità nei luoghi geograficamente elevati può divenire altrettanto elevata socialmente. Quali sono gli assi portanti di questa possibilità? Il primo asse riguarda l’intensificazione del rapporto tra conoscenza e innovazione. Le risorse della montagna possono divenire distintive e caratterizzare economia e società solo se la loro elaborazione si arricchisce di know-how. Si tratta di uno dei punti più critici. Se pensiamo al legno, ad esempio, vediamo prevalere l’uso tradizionale, ma in alcuni casi l’iniziativa per l’innovazione dà frutti importanti e si vede subito che è la conoscenza applicata il fattore che fa la differenza. Il secondo asse riguarda il rapporto tra tecnologia e accessibilità. Un’accessibilità leggera e capace di connettere il locale al globale senza snaturarlo e omologarlo è possibile, soprattutto se si pensa agli elevati investimenti in ricerca che l’amministrazione autonoma porta avanti da decenni in questo campo. Si tratta di elaborare un’accezione estesa e profonda dell’accessibilità che si combini con decisi investimenti in crescita culturale ed incremento della conoscenza posseduta e investita nelle comunità locali, riducendo l’impatto delle tradizionali modalità di accessibilità fisiche. Il terzo asse è quello del rapporto tra paesaggio e vivibilità. Il paesaggio è stato vissuto come un’esternalità, disponibile e attraente, da valorizzare per venderlo. Si tratta di riconoscere che è prima di tutto un patrimonio delle comunità residenti, dal punto di vista mentale, storico e culturale e, quindi, uno spazio di vita. Una risorsa unica e distintiva che eleva la qualità della vita e la rende attraente per chi ci nasce e chi la frequenta. Il paesaggio diviene in tal modo luogo dell’incontro, sede di una vivibilità distintiva e patrimonio inimitabile per il presente e il futuro.