Il senso del dono

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

"Dái dunque al tuo servo un cuore intelligente”, recita, nella Bibbia, il libro dei Re (3:9). Vorrei poter essere assistito da quel cuore intelligente per avventurarmi in una questione delicata, senza mancare di rispetto a nessuno, senza voler insegnare niente e, soprattutto, a piedi scalzi e con passo leggero. La questione è quella dei mercatini di Natale. Vorrei iniziare da quest’ultima parola. Parola impegnativa quant’altre mai. Che incute rispetto al di là delle fedi e delle credenze, dei confini geografici e delle culture. Una narrazione che per la sua stessa natura pare coincidere in buona misura con la narrazione di noi stessi come esseri umani. Tutti nasciamo e per essere qui “abbiamo tutti l’ombelico”, come diceva Luigi Pagliarani. Allora la sacralità della narrazione natalizia attraversa e riguarda le nostre vite. Sacro è molte cose, ma è soprattutto ciò che è separato dal vortice del quotidiano e a cui consegniamo la responsabilità di rispondere alle nostre domande essenziali, quelle che riguardano la vita e la morte. Quale rapporto possiamo stabilire tra quello che vediamo accadere per le strade e nelle piazze della nostra città in questi giorni e questo fondamento della vita di tutti noi che, al di là delle posizioni individuali, tutte rispettabili, “non possiamo non dirci cristiani”, come ha detto Bertrand Russell? Chiederselo è necessario e solo un perbenismo di maniera può ritenere questa domanda scomoda un capriccio di chi vuole rompere le uova nel paniere. “La vita è adesso!”, “Si vive una volta sola!”, mi pare di sentire. Ma è vero? Non è proprio aver ridotto le nostre vite ad un eterno presente e solo all’egoistica posizione individuale che non si cura del prima e del dopo la fonte della nostra alienazione contemporanea? Più laicamente vi è un altro aspetto della questione: quello del senso del dono. Esiste una radicale differenza tra dono e regalo. Il dono è per definizione diverso dallo scambio e richiede per sua stessa natura la consegna di un senso unico, capace di distinguersi da ciò che è necessario, che è un dovere, che deve essere fatto. Il dono non ha a che fare con l’ansia e la noia del cercare “cosa regalare a”, in quanto scaturisce spontaneo dal senso di una relazione che conta. Non sono forse i regali “obbligati” a consumare il senso del dono nella nostra vita? E non ci si rattristi a queste parole, come se ci fosse qualcuno che vuole interrompere la festa in corso. Basterebbe guardarsi un momento dal di fuori per vedere quanto è saturo questo rituale nel quale ci sentiamo appagati da una ripetizione non riflettuta, per rendersi conto di essere tutti presi da un flusso del quale non ci chiediamo il senso, che lascia un sottile e profondo sentimento di insoddisfazione e di vuoto. Con profondo rispetto, proviamo a darci un cuore intelligente e fermiamoci un momento a pensare.