La Sat, finalmente

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Abbiamo bisogno di sostituire l'evanescenza della sostenibilità con la responsabilità della scelta del limite. Il limite, che è l’atra faccia di ogni possibilità, lo possiamo subire o accogliere ed elaborarlo, facendolo fruttare. Sarà la sobrietà propria di una autentica tradizione trentina che si fa avanti; sarà finalmente la saggezza della gente di montagna che chiede voce, fatto sta che la Sat pone il tema della strategia sul tavolo del futuro economico del turismo trentino. Un effettivo atto di coraggio che né i governanti né gli imprenditori hanno espresso finora. “Incontrarsi è fondamentale”, dice Claudio Bassetti, presidente Sat, nell’intervista al Corriere del Trentino, e suggerisce l’importanza di andare “oltre la logica della monocultura che può andare in crisi in ogni momento”. La monocultura in questione è quella turistica, che ha prodotto una forma mentis, una specie di mitografia, un mito cioè che continua a riscriversi da solo, senza fare i conti con i dati di realtà. Eppure quei dati sono tanti e vanno dal consumo di territorio, alle questioni climatiche, alla differenziazione come strategia necessaria. Per non parlare dell’impoverimento di prospettive di conoscenza, di competenze e di investimento in visioni culturali di ampio respiro che una sorte di “sindrome da circo” ha creato nel settore turistico. Intendiamo riferirci al fatto che gli investimenti in istruzione, formazione e conoscenza, sono stati scarsi, ritenendo, nella maggior parte dei casi che bastasse la cosiddetta formazione sul campo. Diversamente sarebbe più facile cogliere l’evoluzione i due fattori: quelli climatici e ambientali e quelli, strettamente connessi, della sensibilità all’ambiente che muove verso il “passo lento” e la “dolcezza”. Quando non c’era cibo, il problema era averne e mangiare tanto appena si poteva. Ora, spesso, continuiamo a mangiare così, e ci ammaliamo di obesità. La percezione umana dei problemi è più lenta della dinamica veloce dei problemi stessi. Scrive Lambert Wiesing in un suo libro, Il Me della percezione: “la percezione ci costringe a essere coscienti della sua presenza in un mondo in cui la sua esistenza non è frutto della nostra immaginazione, ma di un’effettiva presa di coscienza dovuta all’elemento rappresentativo”. Dobbiamo cambiare rappresentazione per prendere coscienza del fatto che nel turismo le condizioni sono cambiate. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Se una realtà come la Sat, che associa circa la metà della popolazione trentina, sviluppa una riflessione così appassionata e costante, prenderne atto e agire di conseguenza dovrebbe essere un segno di sensibilità al contesto che la storia di questa terra si merita per darsi un futuro.