Urbanistica e modelli di vita *

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Viene da esclamare: finalmente!, leggendo il titolo del Corriere del Trentino: “Entro il 2020 consumo di territorio zero”. La giunta provinciale di Trento, dando il via alla riforma urbanistica scrive il capitolo più recente dell’attenzione riservata negli anni al paesaggio, all’ambiente e al territorio. Da un lato, considerata l’urgenza di porre mano a un nuovo modello di sviluppo e a nuove forme di vita negli spazi in cui viviamo, si potrebbe parlare della lentezza del processo. Dall’altro è importante considerare la complessità di certe scelte e il fatto che il Trentino in quel campo si situa tra i primi posti in Italia e all’altezza delle migliori esperienze europee. Del resto noi esseri umani abbiamo impiegato e impieghiamo molto tempo ad “accorgerci” del mondo in cui viviamo. Tendiamo a dare per scontato quello che ci circonda e abbiamo creato miti di lunga durata con cui ci siamo detti che quello che esiste intorno a noi è stato fatto per noi. Non solo i limiti nell’uso delle risorse ma anche la bellezza del mondo in cui viviamo sono conquiste lente e richiedono forti cambiamenti culturali. Forse abbiamo dovuto arrivare in zona rischio per accorgercene e cercare di cambiare idea. Quello che può risultare un fattore favorevole in Trentino è un tratto culturale e identitario di natura storica, molto importante per il presente, a saperlo valorizzare. Ci riferiamo all’orgoglio per il suolo, per la propria terra, per la propria storia e la propria tradizione. Quell’orgoglio riguarda particolarmente il suolo, lo spazio di vita, il rapporto quasi carnale con i boschi, l’acqua, la terra, i prati, le valli, le montagne. In fondo lo ius soli, il diritto all’appartenenza nel luogo in cui si nasce, è probabilmente un carattere distintivo della cultura trentina. Ebbene quella dimensione culturale e identitaria fondativa può divenire una fonte importante da declinare al presente. Se la proposta di legge dell’assessore Daldoss riesce a connettersi con quella storia e con le altre scelte fatte, dal piano urbanistico provinciale alla riforma istituzionale, può diventare una svolta concreta verso il futuro. L’auspicio è che il dibattito sia ampio, anche a fronte di una buona esperienza di continuità di governo, una volta tanto, tra quanto fatto dall’assessore Gilmozzi nelle legislature precedenti e quanto previsto dall’attuale disegno di legge, ad esempio, a proposito delle seconde case, confermando quelle scelte e mirando al recupero dei contingenti non assegnati. Il confronto e la partecipazione potranno ulteriormente arricchire il disegno ma la strada pare proprio quella giusta.

*Corriere del Trentino, 19 maggio 2015