Per una cultura della biodiversità

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Amore per la natura e dialogo tra arte e scienza: al Muse, con “Il sogno di mezza estate” si celebra la necessità di una presa di coscienza nuova sulla nostra condizione e sulla nostra vivibilità nei luoghi della nostra vita e sul pianeta Terra. Lo si fa mostrando la bellezza della natura e la meraviglia di appartenervi. L’arte aiuta ad elaborare e includere le diversità, la scienza aiuta a comprenderle. Tutto questo concorre a produrre la cultura di una popolazione. Solo la cultura ci potrà salvare, come ha sottolineato l’assessore Mauro Gilmozzi, in occasione dell’anniversario della tragedia di Stava. Un disastro fatto dagli uomini è causato in primo luogo dalle convinzioni e dalla cultura dell’ambiente e della natura esistenti. Solo nuove rotte tra natura, arte e scienza possono creare una posizione appropriata alla nostra vivibilità nella natura di cui siamo parte. Come siano collegati l’impegno di un museo come il Muse e le tragedie ambientali grandi e piccole dovute alle scelte e all’incuria degli uomini, non dovrebbe essere difficile capirlo. Eppure molta strada c’è ancora da percorrere. Abbiamo bisogno di accorgerci nelle idee e nei fatti che la biodiversità è la condizione indispensabile per la nostra vita e per la vita sulla Terra. Un’opera di Jonathan Kingdon tra le altre della mostra Ex Africa in corso al Muse, comunica con chiarezza la combinazione tra fragilità e forza, contenimento e generatività, che caratterizza la nostra vita. Si tratta della scultura “Maternità nei mammiferi”. Un vero evento estetico per la bellezza evocativa della potenza e della vulnerabilità della vita. L’artista è un autorevole zoologo che, come ha detto Richard Dawkins, il noto autore, tra l’altro, del best seller Il gene egoista, si qualifica come un Leonardo da Vinci del tempo presente. Quell’opera ci mette di fronte alla magica unicità di ogni vita e anche alla partecipazione di ogni realtà vivente al tutto a cui appartiene. Ecco, è questo che ci viene chiesto oggi: un cambiamento culturale profondo che non solo eviti le distruzioni e le catastrofi che ancora si consumano sotto i nostri occhi, ma che avvii finalmente un nuovo modo di abitare l’ambiente e la natura di cui siamo parte. Alla domanda di Giorgio Vallortigara che coordinava l’incontro al Muse, su come si possa educare oggi alla biodiversità e all’evoluzione, i due studiosi hanno precisato che l’evoluzione e la biodiversità non sono opzioni, ma sono un fatto. E i fatti, si sa, sono testardi. Ci presentano il loro conto. Noi possiamo investire, e il Muse lo sta facendo, per dotarci di una cultura capace di scegliere una via appropriata a essere parte dell’ambiente e della natura.