Fare sistema sul paesaggio

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc


La prima legge dell’ecologia, secondo Garrett Hardin, sostiene che: “Non è possibile fare una cosa sola”. Ogni azione che riguardi un fattore della natura, dell’ambiente del paesaggio e delle sue dinamiche, ha influenza e incidenza su tutti gli altri fattori presenti nel contesto. Non è facile rispettare queste indicazioni nelle scelte politiche e nei comportamenti. Oggi siamo a un punto di soglia su questi temi e i passi avanti fatti dalla Provincia di Trento non sono pochi. Se molto rimane da fare, è importante riconoscere che con la legge di riforma urbanistica che segue al piano urbanistico provinciale, sono state messe delle basi sicure si può contare. Un passaggio decisivo è la definizione del ruolo dell’osservatorio del paesaggio anche mediante il dispositivo di legge urbanistica. L’osservatorio era già funzionante, ma assume un significato del tutto rilevante la sua ratifica legislativa. L’insediamento del nuovo organismo presieduto dall’assessore Daldoss consente di avviare una rete di azioni tutte volte alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio. Il modo di intendere il paesaggio diventa finalmente estensivo e tende a ricomprendere tutti gli spazi della vita e la loro gestione oculata, sia per i residenti che per gli ospiti del Trentino. Si tratta di un passaggio concreto, culturale e operativo, che comprende azione che vanno dagli spazi urbani alle stalle, dalla cura del paesaggio agrario, alla gestione avveduta dei terrazzamenti. Tra memoria e presente si cerca di riannodare fili spezzati da interventi precedenti che hanno avuto connotazione distruttiva e di prevenire altre azioni che potrebbero essere compromettenti l’ecosistema locale. D’altra parte si tratta dell’inizio di un processo che sarà sempre più urgente e necessario portare avanti. In un importante libro, Metà della Terra. Salvare il futuro della vita, pubblicato dalla rivista Le Scienze, il grande biologo Edward Wilson pone alcune condizioni decisive e non rinviabili per tendere a creare le condizioni per vivere in armonia con la natura. Secondo l’autore è urgente cambiare idea e comportamenti nei confronti degli spazi della nostra vita. Per una specie che egli definisce ossequiosa verso esseri superiori immaginari e sprezzante nei confronti di forme di vita inferiori, si tratta di fare scelte coraggiose. Al centro del libro vi è la proposta di mettere a riserva metà del pianeta che ci ospita, facendone la fonte della vivibilità futura. La radicalità della proposta, scientificamente documentata, fa riflettere. Eppure non sembrano esservi vie d’uscita alternative che non siano quelle del coraggio di fare sul serio sull’ambiente di cui siamo parte. In questo senso le scelte locali anticipano un futuro in cui riservare attenzione e scelte crescenti alla cura della vivibilità negli spazi della nostra vita.