Creatività e innovazione

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc


La creatività, in un’epoca di esigenza di qualità dello sviluppo, è diventata la principale leva possibile dell’evoluzione sociale ed economica. Questa è di per sé una buona notizia in quanto noi esseri umani di creare siamo capaci, e nel corso della nostra storia abbiamo continuato a farlo in ogni campo. Dotati di linguaggio verbale e competenza simbolica siamo in grado di concepire quello che ancora non c’è e di immaginare una cosa prima che esista o in sua assenza. Se la creatività umana può essere considerata come un nuovo e specifico fattore produttivo, e se conta più delle infrastrutture nel disegnare la nuova geografia economica, è opportuno chiedersi quali sono le condizioni della sua espressione e affermazione. A distinguere oggi la situazione che stiamo vivendo è il fatto che si è esteso molto l’accesso alle opportunità culturali. Non solo, ma a ben vedere, la cosa più importante è che le possibilità di partecipazione sono molto ampie e a disposizione di numeri sempre più alti. Ciò vuol dire domandarsi come mai in certe realtà il tasso di creatività e innovazione è così basso, come accade nella nostra realtà locale. La risposta una volta tanto non è molto difficile. La partecipazione agli eventi e alle opportunità della cultura è molto bassa e il livello medio di conoscenza e informazione sui fenomeni rilevanti della cultura è molto limitato. Ciò comporta uno stato che abbiamo definito di “indigenza cognitiva” diffusa e ci fa difetto l’humus, il clima culturale in cui può nascere la creatività e affermarsi l’innovazione. La partecipazione culturale insomma è il fondamento indispensabile per l’espressione creativa. Lo è ancor di più perché le manifestazioni creative siano riconosciute socialmente e divengano innovazioni affermate in un certo contesto sociale. Quello che risulta carente nei contesti locali è proprio il processo di partecipazione culturale e il livello di humus necessario a far si che i risultati della ricerca e della creatività si affermino e siano riconosciuti. Il Festival dell’economia, con il contributo di Pierluigi Sacco, ha messo in evidenza il problema e ha documentato anche come la partecipazione culturale, oltre a favorire la creatività e l’innovazione crei maggiore benessere sociale, incidendo sulla salute e sulla qualità della vita individuale. Bisognerebbe perciò rendersi conto, anche quando si decide degli investimenti pubblici in cultura, di tendere al alzare il livello da azioni troppo spesso aderenti a situazioni localistiche, verso azioni in grado di seminare le basi per l’innovazione sociale ed economica. Sarebbe decisivo oggi agire in questa direzione per sollevare le capacità di innovazione locale più che mai necessarie.