Conversazione e tecnologie

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc


Se per i nostri ragazzini e adolescenti lo smartphone non è un semplice strumento ma uno spazio vitale, possiamo immaginare di occuparci finalmente di far corrispondere al suo uso azione educative in grado di ridurre la disposizione a subirlo e a esserne dominati? Uno che se ne intendeva, Marshall McLuhan, ha scritto: “la qualità del rapporto di ciascuno di noi con le menti del passato è proporzionale alla nostra comprensione del presente”. Le menti di noi esseri umani si evolvono con i contesti culturali e tecnologici in cui viviamo, e la mente di un bambino o di un adolescente di oggi non è la mente di persone della stessa età nate alcuni anni fa. Dobbiamo comprendere il presente e non continuare a pensare che a cambiare siano solo i fattori esterni ma le menti siano sempre le stesse. Un’osservazione minimamente attenta di quello che accade intorno a noi, nelle nostre aule scolastiche, nei tram e per le strade, non può che porci domande importanti su quello che sta accadendo, o meglio è già accaduto. È cambiata l’ecologia delle menti e degli spazi relazionali in cui crescono e vivono le nuove generazioni. Non stiamo facendo, purtroppo quasi nulla per comprendere e agire. La Provincia Autonoma di Trento ha competenza primaria nella scuola, ma un’analisi attenta delle trasformazioni mentali e comportamentali, degli stili di apprendimento e conoscenza, in ragione della pervasività dell’uso delle tecnologie della comunicazione, non è stata fatta. Soprattutto non c’è un programma educativo esteso e capillare volto a sostenere l’apprendimento consapevole delle abilità d’uso delle tecnologie della comunicazione. Ciò comporta il perpetuarsi e il consolidarsi di una subordinazione ad un loro uso acritico. Abbiamo prove sufficienti, da osservatori internazionali, delle conseguenze problematiche derivanti dal subire acriticamente l’uso delle tecnologie della comunicazione. L’impatto sulla capacità di riflessione, sul linguaggio articolato e sulla conversazione, è molto elevato. Coinvolta problematicamente è anche la struttura attentiva, se è stato rilevato che uno studente, mentre studia, consulta il proprio smartphone ogni minuto e mezzo. Dobbiamo comprendere il presente e trarne le conseguenze. La via maestra per farlo è potenziare le menti e non certo vietare gli strumenti. Noi siamo fatti di relazione, di riflessione e di conversazione. È la conversazione e, in particolare, quella faccia a faccia, che consente la comprensione reciproca e questo è ormai mostrato con evidenza dalla ricerca. I nativi digitali hanno un’urgente necessità di essere aiutati ad appropriarsi, insieme a tutti naturalmente, di un uso appropriato e relativo delle tecnologie della comunicazione. Un uso critico dal quale dipende anche la formazione dell’opinione pubblica e il destino della democrazia.