Non siamo soli al mondo

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


Se fossimo completi e bastassimo a noi stessi non avremmo bisogno di cercare. E invece siamo esseri in continua ricerca, tranne quando ci pare necessario consegnarci a certezze assolute e rifugiarci nel nostro particolare. Due questioni di questi giorni si propongono, se non capiamo male, con il sapore amaro e apparentemente confortevole della chiusura e una punta di populismo. La verità, o post-verità, come è di moda chiamarla oggi, diventa la costruzione autoreferenziale di un nostro pensiero, limitata di volta a stati di fatto particolari, interpretati solo soggettivamente. I provvedimenti ampiamente esibiti verso i comportamenti illegali degli immigrati, con relativa espulsione e perdita delle condizioni di assistenza, la cui sostanza non è in discussione, hanno assunto un tono di concessione a una logica diversa da quella della solidarietà e dell’accoglienza. Non pare sia mai stato in discussione, infatti, il fatto puro e semplice che comportamenti devianti di chicchessia, immigrati o no, debbano essere trattati secondo la legge. Ma allora perché si vagola dietro la tendenza viscerale di una certa opinione pubblica, mostrando muscoletti che occhieggiano con uno spirito del tempo che non vuole riconoscere la sfida storica che è solo agli inizi, dei movimenti di popolazione e del nuovo nomadismo dalle tante cause? Sulla stessa lunghezza d’onda pare situarsi l’ipotesi non chiara di istituire a Roverè della Luna un centro di riconoscimento per i migranti. Prima ancora di verificare l’attendibilità della questione, anche in questo caso, si ode un rumore di viscere che si scatenano e le posizioni difensive, anche al vertice dei poteri locali, si fanno subito avanti per assecondarlo. Immersi nel magma senza senso dell’informazione, che è tutt’altra cosa che la comunicazione, e che scatena pulsioni immediate e non riflettute, ci muoviamo sull’orlo di una catastrofe e chi dovrebbe guidarci, asseconda e non contiene, né indirizza. Eppure siamo di fronte a scelte drammaticamente cruciali. Abbiamo visto il gesto di Trump che dice che il potere è del popolo mentre invita l’America a chiudersi su se stessa. È difficile pensare che quella chiusura sia davvero possibile in un mondo che è diventato un villaggio. Allora i costi potrebbero essere alti. Come alti potrebbero essere per noi se non ci disponiamo a riconoscere che siamo al centro delle traiettorie nord-sud, tra Europa e Africa. In questa ineluttabile posizione, si pone una scelta non rinviabile: possiamo accorgerci che non siamo soli al mondo e favorire e sviluppare una cultura che ci faccia diventare la porta ben gestita dell’accesso governato e dell’accoglienza, o contribuire da complici a trasformare il mediterraneo in un grande cimitero.