Vivibilità e sostenibilità

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


La prospettiva della sostenibilità passa attraverso un cambiamento culturale. Questo ha sostenuto Mauro Gilmozzi su questo giornale e non è forse il caso di polemizzare ma di agire. È chiaro che i problemi sono tanti, come segnala Franco Tessadri, ma è altrettanto importante riconoscere che ogni cambiamento profondo richiede una gradualità e il riconoscimento della complessità dei problemi. Anche la vita urbana è il paesaggio di chi vive in città, così come la mobilità sostenibile fa paesaggio, se per paesaggio intendiamo lo spazio della vita. Il paesaggio però è anche vivibilità e opportunità economiche e solo se esistono quelle opportunità le persone continuano a vivere nei luoghi. Allora vanno cercate le condizioni di mediazione e di confronto che possono favorire un’effettiva evoluzione verso la sostenibilità. Com’è noto non si tratta di un concetto unitario. I punti di vista e gli interessi sono tanti. Per questo la via più opportuna sembra essere una strategia di mediazione e crescita culturale. Semmai sarebbe opportuno chiedersi perché un preciso programma di formazione dei mediatori e facilitatori, insieme ad un’estesa azione formativa intrapresa nel campo del paesaggio, dell’ambiente e del territorio, ha lasciato il posto ad iniziative di corto respiro, in cui il difficile cambiamento culturale non sembra più essere prioritario. Eppure è quanto mai necessario. Siamo entrati in un’epoca di profondo disorientamento in cui il comportamento delle persone non cambia e le risorse della Terra sembrano sottrarsi a noi esseri umani che ce ne sentivamo i padroni. Il pianeta, in ogni luogo, reagisce alle nostre azioni con sconvolgimenti climatici globali. Il clima è bene intenderlo sempre più non solo come l’andamento meteorologico, ma nell’accezione più ampia di relazioni tra gli esseri umani e le loro condizioni materiali di esistenza, come sostiene Bruno Latour nel libro Tracciare la rotta, appena pubblicato da Raffaello Cortina Editore. Stiamo parlando insomma della nostra vivibilità sul pianeta. Purtroppo le posizioni politiche degli ultimi cinquant’anni non si possono comprendere se non si attribuisce un posto centrale alla crisi delle risorse e all’andamento climatico. L’aumento delle disuguaglianze, le chiusure etniche, i conflitti per l’accaparramento di beni, così come le esasperazioni competitive tra luoghi e campanili, sono sotto gli occhi di tutti. Anche le migrazioni sono associate in buona misura al clima e ai suoi cambiamenti. Attendiamo che ognuno se ne faccia carico, sia a livello di comportamenti individuali, sia a livello di programmi politici, producendo soluzioni e innovazioni che sono sempre più urgenti.