Regressione

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


immagineUna realtà sociale che implode su se stessa produce due effetti solo apparentemente contraddittori. Da un lato diviene autoreferenziale nel proprio provincialismo localistico, dall’altro cerca di curare il proprio complesso di inferiorità consegnandosi a nomi di grido mediatici per sentirsi all’altezza dei tempi. Come l’indigeno con la sveglia, che la mette al collo pensando sia un amuleto propiziatorio, ma non ne conosce la funzione che ha cambiato il senso del tempo. In Trentino tutto sembra preparare un’epoca di sportellisti che si autocolonizzano consegnandosi a guru di turno, perdendo così quella sobrietà dello sviluppo endogeno con cui cercare di essere protagonisti del presente mediante l’apertura alla contemporaneità. L’anima del “trentino profondo” viene da lontano con la tentazione di interpretare l’autonomia come chiusura, ed è stata tenuta a bada da scelte che hanno posto al centro la cultura e l’internazionalizzazione. Ora quell’anima si fa pervasiva e le stesse istituzioni culturali che sono state ambasciatrici di una distinzione specifica della cultura autonomista proiettata al mondo, sono oggetto di un metodo che sembra combinare caneva e polenta da un lato e frivoli attempati, scarti del culturame mediatico, dall’altro. La domanda è cosa prepara tutto questo e dove porterà. I gruppi sociali sono governati da un sogno: che può orientare al dialogo e all’apertura o alla regressione e alla chiusura. C’è un fatto da tenere presente però: siccome tutti abbiamo bisogno di protezione e di sicurezza, il meccanismo della regressione tende a dominare la vita dei gruppi. È questo il punto profondamente problematico. Se chi ha responsabilità di governo cavalca la preoccupazione della sicurezza, proponendo la chiusura su se stessi e la celebrazione della tradizione, il senso di insicurezza così alimentato non potrà che crescere, come un serpente che si morde la coda. Il popolo segue e si sente rassicurato, e così facendo regredisce. Lasciata al suo funzionamento spontaneo, scambiato per democrazia, la realtà sociale vira verso un irrigidimento che nega ogni dubbio. La struttura sociale è presa solo da un desiderio di appartenenza, identità, coesione interna e comfort, che produce atti di esclusione e ricorso a nuovismi esibiti come cambiamenti epocali. Questo attaccamento difensivo sta sgretolando le scelte culturali avanzate portate avanti pur con criticità fino ad ora, e finisce per riguardare il disegno di un Trentino che ha cercato di anticipare politiche culturali all’avanguardia, politiche e strategie paesaggistiche innovative che regrediscono verso azioni di celebrazione della mitografia della chiusura e della tradizione montanara, strategie di alta formazione che annichiliscono in corsifici senza visione e senza proiezione al futuro.