Coscienza dei luoghi

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


Una coscienza non indecisa, ma una coscienza malinconica della sobrietà, come quella di Amleto, ci vorrebbe in questo nostro tempo, perché una coscienza che dialoga con se stessa non può non essere malinconica, dal momento che la malinconia comporta la coscienza del senso del limite. Innovando creiamo la tradizione, non celebrando passati e chiudendoci nel presente. I luoghi, come i sistemi locali alpini e prealpini, vivono un tempo di indecisione e non di malinconia. Vivono oggi tra euforia e annunci e dichiarazioni spesso eroiche e pretenziose. Nel mondo delle imprese la posizione speculativa, tra uso delle risorse territoriali e finanza, spesso prevale sull’atteggiamento intraprenditivo orientato effettivamente all’innovazione. Quello che si trascura è l’integrazione tra i luoghi con le loro vocazioni specifiche, le risorse disponibili da valorizzare e le comunità che sono tali se percepiscono lo stare insieme come la modalità migliore per prendersi cura di sé. Se c’è un obiettivo che dovrebbe essere posto al centro dell’attenzione, in particolare nei territori dolomitici, è come evitare il declassamento da economie dei luoghi a periferie secondarie. La malinconia per la sobrietà, quella che porta a riconoscere le proprie specificità insieme al limite necessario e alla consapevolezza che il limite sia l’inizio delle possibilità, sono condizioni di progettualità specifica per i sistemi locali. La prospettiva oggi prevalente nei sistemi locali, che tende ad un uso indiscriminato dei luoghi, meriterebbe un’attenzione a un problema che è allo stesso tempo demo-economico, sociale e culturale. Demografia e sostenibilità sono questioni combinate nei sistemi locali: se non vi sono opportunità per le capacità soprattutto giovanili, i territori si spopolano. Ad essere in crisi o ridotte in difficoltà sono le piccole e medie città che non stanno al passo con le metropoli e non si connettono ai contesti territoriali locali che le circondano. Economia, lavoro e socialità, caratteristiche distintive dei sistemi locali quando sono integrate, nel momento in cui non lo sono, producono degrado e periferizzazione. Il problema di fondo è quale modello di sviluppo si privilegia, ammesso che si possa parlare di scelta, laddove sembra prevalere una disposizione a subire gli eventi mentre c’è spesso improvvisazione e presunzione di superiorità. Ai luoghi dovrebbe essere riservata una combinazione efficace tra sostenibilità, relazioni sociali, economia e tecnologie innovative: un’ecologia delle relazioni e delle risorse, insomma, che ne distingua il ruolo e la riconoscibilità nello scenario globale. Emergono purtroppo spesso comunità piene di rancore e di chiusura. È necessario tenere conto che non solo le imprese possono fallire e falliscono, ma ciò può accadere anche ai territori. Classi dirigenti all’altezza del tempo in cui viviamo dovrebbero esserne consapevoli.