Qualità urbana e sicurezza

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc

Al gatto che si morde la coda può capitare a volte di mangiarsela. Stuoli di esperti chiamati al capezzale di Piazza della Mostra a Trento hanno generato confronti bizantini, ma nessuna soluzione si è mai affacciata seriamente all’orizzonte. Così davanti al simbolo storico della città si assiste a un parcheggio di automobili, statico; alla crisi ormai evidente e purtroppo in molti casi irrecuperabile delle attività commerciali; alla caduta verticale della vivibilità. Di questa situazione è causa e sintomo allo stesso tempo l’atto di violenza che ha portato al ferimento di una persona: l’ultimo episodio di una catena di disagi e di senso di abbandono di una delle più importanti aree urbane. Persino nella deprecata Napoli, una piazza come quella del Plebiscito, da parcheggio a cielo aperto è stata trasformata in un luogo di vita, di arte, di musica, di socialità. Ora non è difficile prevedere che il binomio degrado-eventi critici darà fiato alle trombe della sicurezza e sentiremo ancora una volta parlare di presidi di polizia, di controllo, di muri, di chiusure, di esclusione e di espulsioni. Ma è così difficile capire che laddove non arrivano azioni concrete e interventi determinati per prevenire e favorire la socialità, l’economia, la circolazione di persone, in una parola la vivibilità dei luoghi e dei paesaggi urbani, prima o poi si manifestano progressivi degradi nelle loro forme più diversificate fino alla violenza? Le città sono organismi vivi, sono come corpi in evoluzione, sono create dalle scelte di chi le governa e le abita. Sono prima di tutto realtà pubbliche in cui il moralismo, il perbenismo, gli inviti alla solidarietà non valgono nulla se prima non si agisce determinatamente con scelte che riguardano l’accessibilità, la vivibilità, la socialità, ponendo al centro l’interesse comune e il bene comune, e non interessi particolari di chi magari è lo stesso che poi esige controlli polizieschi, creando autentici crateri nel corpo urbanistico vivo. Le aree della città così trattate – non si può dire certo governate – sono luoghi da cui la vita letteralmente si ritira e la domanda di sicurezza cresce. A quella domanda c’è subito chi è pronto a rispondere con ulteriori scelte di chiusura e il tutto alimenta il degrado. Ritirata sempre più nel centro del centro, Trento si restringe e si chiude su se stessa. La sicurezza è una sacrosanta questione, ma governare vuol dire scegliere come garantirla. Per ora quella che è sotto gli occhi di tutti è la scelta di non scegliere. Bisogna dar fondo a tutta la disponibilità verso chi governa la città per non pensare che la risposta sarà ancora una volta quella del Candido a cui Voltaire, con la sua ironia, mette in bocca la risposta che questo è il migliore dei mondi possibili.