Autonomia è dialogo

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc

Sarebbe importante che, abbassando almeno per un momento l’autoreferenzialità e le difese, riflettessimo, con cuore aperto e attenzione, sulle seguenti parole, così vicine alla nostra situazione di autonomia culturale e amministrativa in un paese e in un contesto, europei e internazionali: “Questa storia è la nostra storia. Spero che tu legga e ci comprenda meglio, così come noi ci sforziamo di comprendere voi. Nella speranza che ci possiamo incontrare presto, in pace e in libertà”. A scrivere è il grande scrittore ebreo e israeliano, Amos Oz, che è stato recentemente anche a Trento. Il destinatario della dedica scritta a mano su una copia del proprio libro appena tradotto in lingua araba, Storia di amore e di tenebra, è Marwan Barghuti, il leader di Fatah che sconta l’ergastolo in Israele per aver ispirato, secondo il tribunale di Tel Aviv, una serie di attentati nella prima fase dell’intifada. Gli autori e la cultura possono inventare, letteralmente, nuovi territori, inediti paesaggi mentali. Una parte delle reazioni in Israele non sono state tenere con Oz. Era prevedibile. È comprensibile. Il suo gesto è però un insegnamento di grande civiltà e rilievo. Anche per noi che, in Provincie Autonome, abbiamo iniziato la celebrazione dell’anno in cui ricordiamo l’unità d’Italia. Non si tratta di annegare nella retorica, ma riconoscere che l’autonomia è dialogo in un contesto di integrazione delle diversità, dove alcuni fattori comuni consentono il riconoscimento reciproco, è la base per ogni possibilità di abitare oggi in questo mondo. Divieni autonomo quando un altro te lo riconosce e quel riconoscimento te lo devi guadagnare, diversamente sei un autistico non un autonomo. A mostrarci questo è sia la storia, sia ogni analisi di come siamo fatti e come diveniamo noi stessi come esseri umani. Se si può comprendere la paura che le differenze ci producono, si deve lavorare per affermare una civiltà che di differenze è fatta, pena non avere un futuro. Il dialogo tra le differenze è il comune destino dell’umanità, sul pianeta e nei nostri sistemi locali. Certamente sono da scrivere le regole per un simile dialogo, innestandole su quelle esistenti e cambiando insieme quelle che vanno cambiate. Ma è sempre il dialogo la via per fare tutto questo, non dimenticando che sono stati necessari migliaia di anni per riconoscere il valore del dialogo tra colui che dice e colui che risponde, e giungere alle forme attuali, per quanto fragili, della democrazia. Chi non ne tiene conto e brandisce senza filtro reazioni di chiusura dettate dalla paura, può avere anche seguito perché appaga anche la paura degli altri, ma è contro l’umanità e la storia. Quando Amos Oz ha scritto quella dedica ha di certo contenuto l’emozione immediata e ha fatto parlare la capacità di dialogo con l’altro, parlando anche a noi. Ascoltiamolo.