Libertà economica, democrazia e condizione umana

Di Ugo Morelli da www.politicaresponsabile.it.
Archivio Sezione Hic et Nunc

I confini della libertà economica, tra gli altri, sono la democrazia e la natura. L'economia come disciplina si è proposta separata e con la prospettiva di autodefinirsi rispetto alle forme di governo dei processi socio-economici, ritenendo la natura un'esternalità. Il problema principale è, quindi, come fare a reintegrare l'economia nella società e nella cultura. O, ancor meglio, come fare a uscire da una situazione nella quale l'economia si pone in modo da essere regolatrice di se stessa. I presupposti storici di questa pretesa, oggi realizzata nei fatti, sono noti:

- La presunzione di razionalità nelle scelte da parte di un Homo ritenuto Oeconomicus, contro ogni evidenza;

- L'attribuzione di egoismo autointeressato "per natura", alla specie umana;

- Il misconoscimento dell'altruismo come proprietà distintiva dell'umano insieme all'egoismo e all'attenzione ai propri interessi;

- L'assunto che facendo interagire spontaneamente e "liberamente" la domanda e l'offerta si producesse un equilibrio ottimale negli scambi e nell'allocazione delle risorse.

Fiducia, altruismo, uguaglianza delle opportunità, giustizia sociale, etica, limiti delle risorse, e altro, in questa prospettiva sono ritenuti, ben che vada, dei lubrificanti della macchina. E vi è la convinzione che quella macchina si governi e controlli da sola.

Le evidenze, documentate tra l'altro da quasi tutti i recenti premi Nobel per l'economia, che le cose non stiano così sono state e sono tuttora trattate come eccezioni da superare, mantenendo saldo il principio mitologico di base che si può ricondurre al binomio SVILUPPO=CRESCITA.

Siccome non vi può essere libertà senza confini, sembrerebbe allora che un sistema ideologico e disciplinare come quello dell'economia, possa darsi da solo i propri confini. E' evidente che così non è. Non può esservi nessun sistema che regola se stesso, se ai processi di autoregolazione non corrispondono le regolazioni derivanti dalle interazioni con gli altri sistemi. Quando siamo del tutto dentro una situazione non vediamo di non vedere. Non mostriamo, inoltre, migliore vista quando i segnali esterni sono forti e contraddittori con la logica dominante. L'attuale andamento dei fattori economici con le sue crisi drammatiche scavalca le democrazie e rischia di travolgerle o svuotarle, ma i linguaggi e gli orientamenti dell’economia e della politica che le appare subordinata, nonostante le evidenze, non mostrano grandi capacità di apprendimento dall'esperienza. La distruzione sistematica e progressiva delle risorse, combinata con la demografia, definisce un equilibrio (si fa per dire) demo-economico da incubo, ma si continua a perseguire il binomio SVILUPPO=CRESCITA. Eppure l'attenzione alla natura e all'economia come parte del vivente e della biologia del vivente, nelle discipline economiche, risale per lo meno a Nicolae Georgescu-Roegen. Scorrendo il programma della sesta edizione del Festival dell'economia di Trento, di una ricerca dei confini al di fuori dell'orto disciplinare e delle esperienze centrate sull'autoreferenzialità economica e sulla crescita come unico carattere dello sviluppo non se ne vedono. A meno che non si ritengano le ridondanti invocazioni moralistiche di Bauman, che fungono da appaganti palliativi e sfogatoi, le fonti dei confini della libertà economica. Il lamentatoio sugli effetti dell'attuale modello dominante del capitalismo tecno-nichilista o neo-liberale pervasivo in tutto il mondo, oscilla tra ideologie della decrescita e moralismi sulla "liquidità" di un presente che non è mai stato così duro. Se si intende riflettere sui confini della libertà economica pare necessario prendere sul serio il rapporto tra economia, natura di cui siamo parte e democrazia, libertà sostanziale e giustizia sociale sul pianeta che ci ospita, oggi.