I FANTASMI DELLA LIBERTA', Ugo Morelli recensisce il libro di Fulvio Carmagnola e Matteo Bonazzi

I FANTASMI DELLA LIBERTA’, di Fulvio Carmagnola e Matteo Bonazzi, Mimesis Edizioni, Milano – Udine 2011; p. 101; euro 8.

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc

Come fa ad affermarsi “l’illusione della validità”? Quella particolare propensione di noi esseri umani a ritenere valida un’illusione ottica, ad esempio, anche quando sappiamo con certezza che quello che vediamo è falso? Facciamo lo stesso con i fenomeni sociali. Tendiamo a scegliere le soluzioni che si propongono più facili e vantaggiose, più vicine e veloci e non ci impegnano con dubbi, anche quando abbiamo la verifica che le loro conseguenze saranno svantaggiose o indesiderabili. “Il pregiudizio della coerenza” poi farà il resto, in quanto ci concentreremo a verificare il rapporto tra la nostra ipotesi, la facilità con cui ci aspettiamo si realizzi e l’attenzione solo alle conferme. Il pregiudizio della coerenza favorisce così un’eccessiva sicurezza. Come mai quando l’impressione sull’andamento di un particolare evento si scontra con i fatti concreti, di solito è l’impressione a prevalere? Non solo. Accade anche che quando si investe in una certa direzione la propria reputazione e il proprio impegno, se i fatti mettono in discussione le nostre capacità e ci mostrano che o abbiamo sbagliato o abbiamo solo avuto fortuna, affrontiamo il pericolo di veder messa in discussione la nostra autostima negando il valore dei dati di realtà. L’ “illusione di abilità” fa la sua parte e completa il gioco. Intuizioni ed emozioni sostengono i nostri orientamenti e le nostre scelte e non appare facile riconoscere come ciò accada, ma è decisivo chiederselo. Fulvio Carmagnola e Matteo Bonazzi si pongono in maniera originale questioni più profonde di quelle pur così rilevanti che riguardano i nostri processi cognitivi, occupandosi del rapporto tra inconscio e politica nell’era di Berlusconi, in Italia. Il loro è un piccolo, prezioso contributo, la cui rilevanza potrebbe essere sintetizzata in quattro righe delle ultime due pagine del libro: “Si tratta di sottrarre il nostro desiderio al fantasma immaginario del godimento, affinchè il tempo impossibile in cui viviamo possa in-fine essere il nostro tempo.” [pp. 100 – 101]. Da questo proposito che, dopo un’analisi crudamente originale, indica un progetto possibile di emancipazione da una inedita condizione in cui stiamo vivendo, si può comprendere che la ricerca degli autori approfondisce l’analisi oltre gli aspetti cognitivi, per comprendere gli autoinganni, le illusioni, i rischi della certezza e i fallimenti della razionalità, rivolgendosi all’inconscio e, in particolare ai contributi di studiosi come Lacan e Zizek, per cercare di leggere il presente. Carmagnola e Bonazzi assumono come punto di partenza che il panorama politico attuale che si è creato in Italia con la presenza e il potere di Berlusconi non possa essere compreso con le categorie della razionalità de moderno. In questo il loro contributo trova una significativa corrispondenza con la recente analisi di Carlo Galli su Il disagio della democrazia, Einaudi, Torino 2011, quando scrive: “Il disagio della democrazia […..] è più simile a quello di cui parla Charles Taylor, alla Malaise che nasce dalla combinazione di individualismo, disincanto tecnico, perdita della libertà, e che costituisce il tradimento dell’ideale moderno dell’autenticità, della piena espressività del singolo.” Il godimento attraversa le nostre vite e la nostra esperienza, oggi, e si propone come una categoria interpretativa da considerare accanto alle teorie politiche tradizionali, per comprendere la mutazione delle figure della rappresentanza. La pervasività del gioco promesse-aspettative genera una presa totalizzante del godimento e delle pulsioni che lo sostengono, facendo del nostro un “tempo impossibile”, come lo ha definito Badiou. Nel momento in cui la Legge come controllo e negazione del godimento diventa storicamente inadeguata; nel momento in cui si neutralizza la differenza tra ambiente politico e ambiente mediatico; nel tempo in cui si confondono realtà e immaginario; mentre tutti siamo coinvolti in simili dinamiche, il capo diviene “un’icona immaginaria, il nome di ciò che chiunque può diventare” – “il sogno di tutti gli italiani”, appunto.” [p. 51]. Il rigore dell’analisi caratterizza il percorso del libro, insieme all’intensità dell’apparato di sostegno teorico. Ne emerge un’ipotesi che merita grande attenzione, sia per l’esame di realtà che non lascia vie di fuga, mostrando a noi tutti il “berlusconismo” che è in ognuno di noi, ma anche per le strategie di uscita che con forza discreta gli autori configurano quando ci suggeriscono che si tratta di affrontare il presente sul suo terreno. Si tratta di lavorare per ritmi e pulsazioni e cogliere le opportunità derivanti dal fatto che “qualcosa del nostro godimento può sottrarsi alla presa del sembiante e indicarci una via alternativa alla sua saturazione cinica (l’imperativo del godimento coatto)” [p. 96].