Narratori di futuro

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc

Abbiamo continuato a ripetere che per vedersi bisogna guardarsi dal di fuori e Lucia Maestri e Gianpaolo Daicampi offrono una verifica del valore di una simile indicazione sul Corriere del Trentino del 18 febbraio 2012. Il puntino che Trento e Rovereto occupano sulla carta geografica, se guardato in un’ottica internazionale, dovrebbe permettere di percorrere la strada dell’integrazione interna. Al centro dell’integrazione il contenuto privilegiato è la cultura e il modello indicato è quello del distretto culturale. Combinare le risorse e integrarle per realizzare un’offerta culturale di alto profilo, con vocazione internazionale è un obiettivo ineludibile, oggi. Lo scopo è quello di innalzare le comunità al livello della cultura, opposto a quello di abbassare l’offerta culturale fino a schiacciarla sul conformismo e sul localismo. Un esempio sono gli Itinerari Jazz, la cui edizione 2012 sta per iniziare. Lo stesso concetto e la stessa prassi del distretto culturale hanno avuto un’evoluzione e oggi si parla di distretto culturale evoluto per indicare una questione sostanziale che è bene tenere presente. La prima condizione a cui tendere per un distretto culturale è l’emancipazione delle popolazioni che in quel distretto vivono. Sia per elevarne la qualità della vita, sia per rendere effettivamente possibile l’attrazione di coloro che scelgono il distretto come destinazione. Se non si creano le condizioni culturali, professionali e di sistema per esprimere uno stile di vita, prassi integrate e una competenza avanzata di distretto, non si riesce nell’intento. Non basta un buon disegno politico e un accordo, pur lodevole, tra amministrazioni. La stessa coerenza tra un distretto culturale evoluto che connetta le due città più importanti del Trentino, auspicando che si pensi con determinazione anche a Bolzano, e il forte investimento per la creazione di un territorio della ricerca e della conoscenza, richiede attenzione allo sviluppo delle competenze evolute necessarie per raggiungere lo scopo. Per usare una metafora dei due assessori, se abbiamo bisogno di una nuova “narrazione” delle comunità e del territorio, è necessario occuparsi dei “narratori”. A proposito del Mart a Rovereto, c’è chi ancora oggi misura la rilevanza del museo con l’incremento del numero dei cappuccini venduti. Il Muse a Trento esigerà grande attenzione a creare un adeguato sistema di valorizzazione che generi l’”intorno” del museo e ne favorisca il riconoscimento e la vitalità. Allora c’è bisogno di alta formazione; c’è bisogno di sostenere progetti come la formazione post-laurea nel campo del management dell’arte e della cultura. C’è bisogno di aiutare gli operatori del sistema dell’accoglienza e dell’ospitalità a crescere professionalmente e a riconoscere le opportunità effettivamente molto importanti che possono derivare da una valorizzazione integrata dell’offerta culturale. Per la crescita culturale e civile dei residenti e per chi preferisce il distretto culturale per visitarlo e fruirne la qualità distintiva.