Lettera dal Borneo
Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

Caro Direttore,

sono un Pongo pygmaeus secondo la classificazione di Linneo del 1760, o Orango del Borneo. Sono femmina. Le scrivo per esprimerle alcune preoccupazioni che auspico vorrà accogliere e divulgare. Avrei scritto al Parlamento italiano ma non penso che mi avrebbero prestato attenzione. La sua terra invece, forse per l’autonomia e per essere una cultura di frontiera, mi pare possa ospitare questo mio pensiero. La prima preoccupazione riguarda il controllo degli ingressi di immigrati che mi pare una vera ossessione nel suo paese. Non vorrei che si commettessero errori: com’è noto a chi perde tempo studiando, il Borneo non è in Africa; ma si tratta di dettagli, per chi pensa che vivere sia solo “lavurà”. Certo, se poi la svista viene da un medico, bisognerebbe informare i suoi pazienti. In secondo luogo, per vie complesse, rappresento un suo antenato, appartenendo agli ominidi, e le esprimo la mia preoccupazione per certi esiti dell’evoluzione. È vero che l’evoluzione procede per errori di copia, ma vi sono errori ed errori. Continuare a parlare di razze quando anche i bambini sanno che vi sono più differenze genetiche tra un bergamasco e un bresciano, che tra loro due e un sudafricano, vuol dire ignorare che siamo tutti parte del genere umano. Per esserne parte, tuttavia, bisogna esserne degni: come si sa, umani si diventa. Come lei senz’altro saprà, io mi nutro soprattutto di frutta e in particolare di fichi. Qualcosa i miei successori, che siete voi, potreste imparare dalle mie abitudini, visto quello che sta accadendo, in particolare per causa vostra, nei vostri ambienti di vita. Noi facciamo un figlio ogni quattro anni o più e siamo discreti nel nostro ambiente, tanto che rischiamo l’estinzione. Il contrario di quello che fate voi, con gli effetti evidenti. Anche questo potrebbe essere uno spunto di riflessione che potremmo fornirvi. Noi impariamo da voi: alcuni di noi imparano anche trenta segni dell’alfabeto e riusciamo così a interloquire con gli esseri umani. Potremmo fare di più, qualora lo vorreste: i nostri piccoli che restano con noi fino a sette o otto anni, mostrano di vergognarsi e lasciano il posto al neonato perché sia allattato. Ecco: potremmo insegnarvi la vergogna, in particolare a chi mostra di non assumersi le proprie responsabilità per segnare la distanza, isolare e invitare ad uscire, per favore, dal Parlamento, chi mostra di non appartenere non tanto e non solo all’umanità, ma ancor più alla natura e alla logica dei sistemi viventi sul pianeta terra.