Un mondo a portata di mano
Una delle mostre inaugurali del Muse è dedicata alla mano dell’uomo: La mano. Arto, arte, artefatti, per aiutarci a riflettere su come siamo diventati umani e dove stiamo andando.

Di Ugo Morelli.

Hic et Nunc

Può assumere molteplici significati il fatto che il MUSE, Museo delle scienze di Trento, con l’inaugurazione della nuova prestigiosa sede, decida di dedicare una mostra scientifica a La mano. Arto, arte, artefatti. Uno di questi riguarda la centralità delle nostre mani nel percorso evolutivo attraverso il quale siamo diventati e diventiamo umani. La separazione tra mente e corpo è un antico retaggio che tendiamo a replicare, spesso inconsapevolmente. In realtà siamo menti incarnate emergenti da un lungo processo evolutivo. Nella nostra individuazione personale e di specie la mano è stata ed è una parte di noi che merita tutta la nostra attenzione. Diamo spesso per scontata la sua funzione cruciale e non sempre siamo attenti quanto sarebbe necessario agli effetti del suo utilizzo. Così vicina, così lontana, la mano ci interpella e chiede considerazione. Con il “ritorno del corpo” nella ricerca di comprensione di noi stessi, il movimento si pone come fondativo della nostra cognizione e del nostro pensiero. Oltrepassando le secche del dualismo mente/corpo, possiamo porre le basi per riconoscere aspetti importanti della nostra mente incarnata, mentre accogliamo finalmente di essere parte della storia evolutiva su un piccolo pianeta che è un punto minuscolo dell’universo. Per queste e altre ragioni, abbiamo, oggi, una particolare opportunità per accorgerci con meraviglia del ruolo e della funzione della mano nel nostro divenire umani. Noi siamo le nostre mani, anche se siamo soliti dire che abbiamo le mani. È così vicina a noi stessi la nostra mano, che ci accompagna fin dai primi contatti e dalle prime scoperte del mondo. Come tutto quello che è vicino, per noi la mano è in parte implicita e scontata, rientra nell’abitudine, nel nostro habitus naturalizzato. È così lontana la nostra mano, in quanto dal tempo profondo della nostra storia evolutiva, fino all’avvento degli usi attuali, non siamo in grado di avere una descrizione completa di come la mano è divenuta per noi quello che è. Ciò non vuol dire che non possiamo riconoscere, con la riflessione e la ricerca, che sole ci consentono un appropriato equilibrio tra coinvolgimento e distanza, aspetti importanti della parte che ha fatto e fa la mano nel nostro divenire umani, sia a livello di specie che nella storia personale di ognuno di noi. Il Muse, avviando una nuova fase della sua straordinaria storia, ha inteso dedicare una mostra alla mano nella nostra storia evolutiva, nel presente e con proiezioni al futuro, per favorire la riflessione e la ricerca, ma anche la divulgazione scientifica, su questa parte di noi esseri umani, così cruciale e così familiare. L’attenzione alle diverse aree tematiche intende proporre delle piste di ricerca e riflessione, non trascurando la combinazione affascinante tra scienza e arte. Diverse sono le sezioni che affrontano le più recenti scoperte scientifiche sulla mano artificiale o, addirittura, sulle possibilità di un mondo senza mani. La mano e il lavoro è una delle questioni esplorate dalla mostra, per la rilevanza decisiva che l’esperienza lavorativa ha nella storia umana. Lo stesso vale per la mano e il sacro, con le diverse manifestazioni dell’esperienza umana in campo rituale e religioso. Gli artefatti e i prodotti della mano dell’uomo, dal tempo profondo della nostra storia, alle più recenti evoluzioni della tecnica, dall’arte alla scienza, compongono un percorso in cui il visitatore si muoverà tra le dita di una mano, in un’esperienza affascinante e ricca di sorprese. Una traccia rilevante della mostra vuole invitarci a connettere la riflessione e la ricerca sulla mano alla nostra condizione umana sul pianeta Terra, oggi. Il pianeta, che è la nostra casa, è diventato per noi a portata di mano. Lo abbiamo esplorato in lungo e in largo, in alto e in basso. Lo usiamo spesso come se non fosse parte di noi e noi parte del tutto. A portata di mano può significare che il pianeta è accessibile e possiamo godere della sua bellezza e della vivibilità delle sue risorse. A portata di mano significa, però, anche che un’etica del presente, tutta da creare, ci dovrebbe aiutare a esprimere gesti appropriati verso il pianeta, l’unica casa che abbiamo. È un compito impegnativo, una seconda nascita per noi come specie, un riconoscimento della dimensione culturale dell’evoluzione di cui siamo parte. A cambiare nella contingenza evolutiva è che oggi noi sappiamo che con le nostre mani possiamo edificare una vivibilità appropriata o autodistruggerci. La combinazione distintiva della nostra specie tra linguaggio e comportamento simbolico, che sostiene il gesto creativo e manipolativo verso il mondo, contiene i nostri vincoli e le nostre possibilità. Proprio in quella capacità di scelta si situa la responsabilità di avere l’avvenire nelle nostre mani. Il decisivo compito di un museo si colloca proprio al punto di incontro tra la ricerca, la creazione di opportunità di riflessione e l’educazione, nel senso originario di aiutarci a tirare fuori da noi le possibilità che abbiamo di essere maggiormente consapevoli di noi stessi e quindi più liberi e responsabili. Con l’esposizione: “La mano. Arto, arte, artefatti”, il MUSE auspica di dare una mano a riflettere su di noi, sulla nostra storia e sul nostro avvenire.


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