Consumo di suolo e paesaggio

Di Ugo Morelli.
Hic et Nunc

Una volta, non molto tempo fa, non avremmo stabilito che rapporti secondari e poco significativi tra il corpo e l'esperienza estetica. Il cosiddetto "spirituale" pareva non avere rapporto alcuno con la biologia e il corpo, con l'evoluzione e il movimento. Oggi veniamo scoprendo, come del resto avremmo potuto ipotizzare da tempo, che l'esperienza estetica, la nostra capacità creativa e le espressioni più fini di noi esseri umani emergono dalla nostra natura e ne sono una manifestazione distintiva. La simulazione incarnata, sostenuta dalla dotazione fisiologica dei neuroni specchio, riguarda sia la nostra individuazione, sia quella peculiare espressione che è l'esperienza estetica. Quest’ultima smette di essere qualcosa di solo ideale o “spirituale” e si afferma come parte integrante della costruzione della creazione della nostra qualità della vita e della cura del mondo e degli spazi in cui viviamo. Per queste ragioni il paesaggio non è un contorno e un decoro: dimmi in quale spazio di vita vivi e ti dirò chi sei, potrebbe essere una buona variazione di un antico proverbio. Allora fa una certa impressione vedere la pressione che esercitano alcune componenti sociali per riprendere a consumare suolo, in una terra come il Trentino in cui il territorio coltivabile non supera il dieci per cento. Nessuno nega che sia necessario snellire i tempi e le procedure per poter realizzare attività edili, ma qualcuno si sta chiedendo anche che cosa fare, cosa, come e dove costruire, e soprattutto se costruire? Qualcuno si sta chiedendo, a proposito del risanamento dei centri storici, come intervenire e quale qualità degli interventi è necessario salvaguardare? Si ritiene di proseguire in un seppur difficile ma comunque avviato processo di conversione verso una cultura e una prassi in campo ambientale e paesaggistico, o basta fare per fare? Sarebbe perlomeno utile considerare i fenomeni da un punto di vista un poco più ampio e accorgersi, ad esempio, che il consumo del suolo manda in fumo, in Italia, settanta ettari al giorno. Secondo il rapporto ISPRA, 22.000km quadrati di suolo sono consumati da edilizia e infrastrutture. In tre anni 720km quadrati, ogni giorno 70 ettari, 8 metri quadrati al secondo. Gli effetti sull’acqua, sull’aria e sulla vivibilità sono solo alcuni dei problemi di un’espansione illimitata del consumo del territorio. Il suolo, infatti, si pone al centro di un sistema di relazioni tra le principali pressioni ambientali e i cicli naturali che assicurano il sostentamento della vita sul pianeta; l’impermeabilizzazione, ad esempio, è connessa alla perdita della biodiversità. I processi naturali si legano alle dinamiche abitative e produttive delle popolazioni. La conoscenza di tali dinamiche e di tali processi è essenziale per la definizione del quadro d’insieme necessario. Il rispetto per gli interessi economici di coloro che costruiscono e vogliono intervenire sul territorio, richiede che la semplificazione avvenga in un disegno di tutela e salvaguardia, in grado di riconoscere il valore economico, sociale e di vivibilità del paesaggio in Trentino. Le stesse imprese necessitano di evoluzione delle proprie capacità e competenze verso modi attuali di concepirsi e mettere in atto i propri interventi sul territorio.