Precarietà giovanile e azione pubblica

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Sarebbe buona cosa riflettere prima di agire. Ma non sempre lo facciamo. Di fronte a uno dei problemi più gravi del nostro tempo, la disoccupazione e la precarietà giovanili, accade che proviamo a fare qualcosa per poi smentirla, prima di capire con attenzione che cosa stiamo facendo. La cancellazione degli aiuti ai giovani in Trentino sta giustamente accendendo un confronto che merita la massima attenzione. A partire dalle considerazioni di uno dei più importanti studiosi di mobilità sociale e di efficacia degli investimenti in istruzione, come Antonio Schizzerotto, intervistato dal Corriere del Trentino. Non abbiamo motivo per non condividere le riflessioni critiche di Schizzerotto sull’inefficacia di certi provvedimenti, ma proprio tenendone conto, si tratta di cercare vie opportunamente analizzate per la loro efficacia e non di non fare niente. Che si dovrebbe valutare e fare - e con urgenza - si può dedurlo, ad esempio, da questo sms ricevuto dal consigliere Luca Zeni, che me lo ha segnalato, anche alla luce del suo impegno a cercare di discutere le scelte fatte e quelle da fare. Scrive la persona interessata: “Leggo dei tagli alle borse di studio e ai prestiti d’onore. Ti ringrazio per l’attenzione al tema e ti chiedo di insistere perché vengano riformulate. Sono una delle persone che ha beneficiato del prestito d’onore a tasso zero. Senza di esso, come figlia di madre vedova a bassa reversibilità, non avrei mai potuto permettermi di studiare all’estero. Certo, ora ho altri sei anni di debito, ma l’alternativa era rimanere in Italia, senza quelle competenze che mi hanno poi permesso di non rimanere neanche un giorno senza lavoro. Non possiamo essere miopi di fronte alle sfide del mercato del lavoro, che non si accontenta della formazione trentina”. Chiunque abbia, anche provvisoriamente avuto a che fare con i percorsi pieni di ostacoli che i giovani incontrano oggi per dialogare con la società riguardo al lavoro e a un loro progetto di vita, non può far altro che invitare a un’urgenza di azioni per far fronte a un ritardo foriero di costi gravissimi. Abbiamo ormai quote molto ampie di due generazioni circa che sono in bilico tra precariato, disoccupazione e totale esclusione da ogni forma di rapporto con la società in cui viviamo, quando non lavorano, non sono in un percorso educativo, né si formano in qualche modo. Come si ricava da studi nostri e di altri, anche i giovani portatori di capacità significative hanno molte difficoltà non solo a perfezionare quelle capacità, ma anche a trovare opportunità per utilizzarle. Di fronte a questa urgenza tra le urgenze sarebbe bene che, pur discutendo i limiti di alcune azioni, non si ritenesse un optional intervenire.