Anomalie e idoli

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Le grandi riflessioni che egemonizzano i nostri interrogativi sul presente che stiamo vivendo possono essere ricondotte, forse, anche a spiegazioni semplici. Per riuscirci ci vogliono linguaggi adatti. Quello dell’arte è uno di quei linguaggi. Ebbene, un esempio è quello della Compagnia Abbondanza/Bertoni con l’opera Duel, in cui il sentimento del tempo si impone e si traduce in un diffuso senso di sconfitta. La sintesi di quel senso potrebbe essere che ci abbiamo provato a creare forme di vita e di società umane in grado di autodeterminarsi e reggersi su se stesse, ma noi umani, senza affidarci a qualche idolo, mostriamo di non farcela. La sequenza è così eloquente che parla di noi e del nostro presente più di quanto forse non sia nelle intenzioni artistiche ed estetiche di chi l’ha creata. I totem dello scultore altoatesino Adolf Vallazza assumono una funzione ineluttabile e dominante. Adulti e bambini li adorano, quegli idoli, cercano di affrontarli, di fuggirne, perfino di distruggerli, ma alla fine in forma diretta o mediata, finiscono per venerarli. Anche i tentativi di affrancamento ritornano su se stessi e la capacità umana di autofondarsi si riconsegna a qualche idolo da venerare o a qualcuno da seguire ciecamente. Facendo un salto nel presente, è oggi sotto gli occhi di tutti, fino al punto da non accorgersene, l’insieme di idoli e miti economici, a cui ci dedichiamo acriticamente all’insegna del criterio “di più è meglio”. Trascuriamo così le distinzioni specifiche di una realtà situata e unica come la nostra, corrompendone spesso la natura e il futuro. A livello politico continuiamo a parlare di “anomalia trentina”, riferendoci agli anni passati, quando si dovrebbe parlare di “anomalia italiana”, mentre qui da noi si cercava di mettere al centro il futuro, con gli investimenti in conoscenza e cultura, con la proiezione internazionale, con l’attenzione al paesaggio e all’ambiente. Eppure i miti e gli idoli del localismo, di un modello di sviluppo indefinito, di un leader salvifico, tornano e si affermano al di sopra di ogni ricerca ragionata di visione e di scelta. Sarebbe bene sapere che i miti e gli idoli, che noi umani creiamo, fino a un certo punto possono essere proficui; oltre quel punto divengono realtà inventate, a cui ci consegniamo facendocene dominare. Il prepotente ritorno del sacro in molteplici forme, idolatre e mitiche, è uno dei tratti principali del nostro tempo, a livello globale e locale. Viene perciò da domandarsi se seguiremo ancora una volta false illusioni o saremo capaci di essere artefici del nostro presente e della nostra autodeterminazione, riconoscendo, per quanto sia impegnativo farlo oggi, il primato della politica.