Ugo Morelli, L'anima della macchina. Verso un essenzialismo emergente nel rapporto tra architettura e paesaggio, THE PLAN, Bologna 2014

Hic et Nunc

Coscienza della forma
Se l’artefatto umano fosse solo tecnica basterebbe a se stesso e alla sua funzione. Non evocherebbe confronti, senso e significati molteplici e differenti. Persino conflitti di interpretazione. Il fatto è che ogni artefatto giunge a noi proprio mediante il senso e il significato che gli attribuiamo: in buona misura è quel senso e quei significati. La forma, a sua volta, fin dalla sua concezione ed espressione, riguarda l’interazione tra i nostri corpi, la nostra immaginazione e le immagini esteriori, includendo un parametro che è il mezzo che di volta in volta utilizziamo per esprimerla. Le immagini hanno bisogno di mezzi per prendere forma e i nostri corpi, situati in un contesto, operano come un mezzo vivente che tratta, riceve ed emette immagini. La qualità di una forma e di un artefatto dipendono perciò dalla coerenza e dall’armonia che suscitano in questa complessa circolarità. Se ci domandiamo cosa vuol dire avere coscienza di qualcosa, ebbene ci rendiamo presto conto che si tratta di un processo di integrazione istantaneo e contingente in cui confluiscono molteplici elementi: “la coscienza è né più né meno che la pièce di un teatro magico”, come sostiene una teoria rilevante delle neuroscienze cognitive. È quell’integrazione che ci fa riemergere ogni volta nel nostro presente soggettivo. I materiali che integriamo, più o meno armonicamente, vanno a comporre la nostra interiorizzazione del mondo e la nostra proiezione in esso. Un artefatto proiettato nella realtà si misura perciò con l’introiezione che genera e con la sua qualità ed efficacia. Situati come siamo nei contesti della nostra vita, generiamo letture del mondo e degli ecosistemi producendo paesaggi che, alla fine emergono al punto di connessione tra mondo interno e mondo esterno con la mediazione del principio di immaginazione. Un artefatto che intervenga in quel processo, fin dalla sua concezione e progettazione, dovrebbe tenere conto del nuovo equilibrio che genera nella coscienza della forma, richiamando una dimensione e un significato vicini alla ricerca della pura sensibilità plastica del “suprematismo”, cioè della supremazia della sensibilità pura nella creatività umana. La forma, redenta dal peso della tradizione e da ogni stilema accidentale o di maniera, si propone al dialogo con la natura e l’ambiente, un dialogo che cerca l’integrazione tra naturale e artificiale, tra artefatto e contesto. Un essenzialismo emergente tende così ad affacciarsi nelle caratteristiche distintive delle forme architettoniche contemporanee. Nella sua ipotesi di rappresentazione del paesaggio Italo Calvino, in uno degli ultimi scritti, aveva parlato della necessità di delimitare un fazzoletto di territorio. Dopo aver delimitato un territorio, aveva sostenuto Calvino, bisogna andare da un punto all’altro, scorrere tra angolazioni diverse, moltiplicare i punti di vista, distendere lo spazio nel tempo, transitare attraverso vari scorci, riuscire a vedere finalmente la realtà mentre ci spostiamo, in modo da essere un soggetto in movimento che descrive un paesaggio in movimento. Al di là della prospettiva classica che concepisce il paesaggio come parte che si staglia dallo sfondo, come un’isola di bellezza esteriore, l’aspetto più importante, e confermato dalla ricerca sulla cognizione umana più recente, nella lettura di Calvino, è quello che evidenzia la circolarità tra soggetto osservatore e mondo osservato nella traduzione dei luoghi in paesaggio. Oggi noi siamo in grado di mostrare come la trasformazione in paesaggio, in ecosistema simbolizzato, non sia un’opzione facoltativa, bensì una dinamica naturale nell’accoppiamento strutturale tra soggetto umano e mondo. Quella trasformazione è ineluttabile per degli esseri come quelli umani, naturalmente sense-makers, che conoscono la realtà mentre le attribuiscono senso e significato. La differenza nella qualità del rapporto esseri umani-paesaggio dipende dai materiali simbolizzati, cioè dalla coerenza e dall’armonia del territorio antropizzato e dell’ambiente in cui gli esseri umani vivono. La governance e la progettazione assumono rilevanza e incidenza a questo livello e per queste ragioni sono decisive per il benessere e la qualità della vita delle popolazioni interessate.