Incontro tra culture: cosa può fare la scuola

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Viviamo in una società multiculturale, ma tendiamo a negare in ogni modo questa consapevolezza. È l’ennesima prova che la consapevolezza di un fenomeno non basta per cambiare idea e comportamenti rispetto a quel fenomeno. Così l’evidenza di vivere già in una società multietnica non impedisce che si manifestino atteggiamenti e azioni di intolleranza, conflittualità esasperate, episodi di razzismo, etnicismi e localismi portati all'eccesso e per questo motivo intolleranti verso il mondo in cui viviamo.
Tacito, il grande storico latino, aveva capito bene come siamo fatti: siamo soggiogati da menzogne di cui noi stessi siamo gli autori. Fulminante e preciso.
Oltre alla coscienza di come siamo fatti, la questione dell’incontro tra culture, già in atto e ineluttabile, chiama in causa il sistema educativo, dalle famiglie alla scuola, a tutte le altre agenzie di comunicazione e informazione.
Dovrebbe essere messa in atto la decisa determinazione a cambiare le prospettive pedagogiche e le impostazioni didattiche, in modo da rispondere alla necessità di aprire l’educazione a una dimensione interculturale e a una cultura delle differenze. L’impressione che si ha è che ci si limiti a invocazioni moralistiche basate sui buoni propositi. Per una effettiva civiltà del dialogo, dell'incontro, della convivenza delle differenze, ci vorrà un investimento profondo e continuato e per ora non se ne vede né il proposito né l’articolazione.
L’opposizione al razzismo, al nazionalismo e alla xenofobia non è una questione da anime belle. Le differenze sono impegnative, costose, problematiche e fanno paura. La paura è un’emozione di base e non si può trattare dicendo che non bisogna avere paura. Non serve e spesso ottiene l’effetto contrario. Allora proprio dove la sensibilità alle differenze culturali ha una tradizione storica e anche nei tempi attuali ci si è mossi da tempo, come in Trentino e in Alto Adige, occorre fare un salto di qualità.
Educare alla civiltà planetaria oggi è un dovere civile e etico. Un lavoro educativo di dialogo tra patrimoni di conoscenze e rispetto dei diritti civili, inserendo gli elementi innovativi derivanti da altre correnti culturali, può fare molto per preparare una convivenza civile.
Riconoscere la pluralità dei contesti culturali, favorendo la costruzione di identità flessibili, vuol dire individuare valori condivisi nelle diverse appartenenze culturali. La scuola deve promuovere un’educazione all'incontro, all'accoglienza reciproca, al gioco delle convivenze plurali, alla cittadinanza planetaria: è un suo preciso dovere pubblico, per giunta urgente.