Ci vorrebbe una capacità di ragionamento rigoroso

Di Ugo Morelli.


Hic et Nunc

Ci vorrebbero nervi saldi e principi forti per non vacillare. Ma non sembra che abbiamo né gli uni né gli altri. E questo suscita un profondo senso di disagio e disorientamento. Essere raggiunti nella stessa mattina dalla notizia del bambino stuprato da un profugo a Vienna e dall’ipotesi di recinzione del Brennero è sconvolgente. Viene da respirare profondamente e da riflettere in silenzio per cercare di capire. Ci vorrebbe un’intensa e assidua riflessione pubblica, ma anche in questo campo vincono la solitudine, l’indifferenza e la paura. E si sa che quando comandano quelle forze le cose tendono a non mettersi bene. La risonanza della frase del ministro austriaco Doskozil, che definisce la recinzione come “una questione squisitamente tecnica”, giunge agghiacciante come l’affermazione dello stupratore di Vienna che alla polizia ha dichiarato che era in astinenza sessuale. La spiegazione tecnica, come tutti sappiamo, è la stessa che ispirò ad Hanna Arendt il concetto di “banalità del male”, mentre ascoltava Adolf Eichmann rispondere con quella argomentazione alle domande dei giudici di Gerusalemme che gli chiedevano le ragioni per cui aveva progettato i sistemi di sterminio degli ebrei, degli omosessuali e degli zingari. Così come le culture della violenza sessuale – praticata, bisogna avere la difficile forza di affermarlo, non certamente solo dai profughi - si sono alimentate, nel tempo, della giustificazione della incontenibilità fisiologica del bisogno sessuale maschile. Dopo i rischi che sta correndo Schengen, entra in fibrillazione con prospettive di disintegrazione anche l’Euregio e, naturalemente, l’ArgeAlp. Cioè tutto quello che con impegno, fatica e dedizione ha cercato di portarci a vivere i confini come inizio e non come fine di qualcosa, come incontro tra differenze e non come esclusione. La ministra degli interni austriaca parla poi di rinvio agli esperti per valutare la miglior soluzione per la recinzione. Un’altra affermazione che fa accapponare la pelle, perché la decisione, qualunque essa sia, sarà comunque politica e non è pensabile che si scarichi la responsabilità sui cosiddetti esperti. Sarebbe particolarmente importante, proprio in questo momento, rendersi conto che la questione dei flussi migratori esiste ed è di difficile gestione; che finora l’Europa non ha fatto quanto poteva per agire in maniera congiunta a livello strategico, politico e diplomatico; che siamo di fronte a una questione strutturale e duratura e non limitata nel tempo; che la ricaduta sulle forme di chiusura, sul razzismo e sull’esclusione è una sconfitta per tutti. La politica deve essere frutto di un ragionamento rigoroso e solo così possiamo trovare una via che non sia il ritorno alla barbarie.