Rischio idioti digitali

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


immagineNella vita dei bambini e degli adolescenti, oggi, si restringe il campo sociale dell’esperienza e si moltiplica la ridondanza degli stimoli. Così l’ordine dominante non ha neppure più bisogno di impegnarsi a controllare o semmai a reprimere il dissenso. Basta che si limiti a confermate l’esistente affinchè il dissenso, un pensare diversamente, non si costituisca. La crescita avviene principalmente in un monologo di massa. Ogni esperienza di conoscenza passa quasi esclusivamente per i social media e per via digitale e la ricezione è essenzialmente passiva e acritica. Il diritto di apparire di persone e di informazioni è esposto ad un immediato rischio di scomparire, senza lasciare traccia. E soprattutto senza capacità e possibilità di controllare quello che è accaduto e la validità dell’informazione e della conoscenza con cui per un momento ci si è incontrati. Un esempio? La canzone che ha vinto quest’anno a Sanremo, che gli adolescenti e i bambini canticchiano per strada con lo smartphone in mano, si dice che abbia aumentato il numero delle vendite del libro di Desmond Morris, La scimmia nuda, e che sia una occasione di riflessione critica su alcuni nostri costumi conformisti di oggi. Ma è vero? Pare proprio di no, se si considera che ad ogni evidenza quella che si produce è un’esaltazione di quei costumi, una serie di modelli a cui aderire, in carenza di ironia; e se si presta attenzione al fatto che le tesi di Desmond Morris in quel libro - supponendo che oltre ad essere acquistato venga letto - sono tali da essere criticabili e di gran lunga superate dagli avanzamenti della ricerca oggi, come lo stesso Morris tende a riconoscere nella propria autobiografia da poco pubblicata. Sembrerebbe non esserci scampo per il pensiero critico, per l’apertura del campo sociale e del raggio d’azione dei legami interpersonali reali e non virtuali, e per l’acquisizione di capacità di selezione e valutazione di attendibilità degli stimoli. Eppure la soluzione c’è, ed è la via educativa. Da tempo stiamo cercando di sostenere l’urgenza di investire per aumentare le menti e renderle capaci di non subire e di utilizzare efficacemente, dominandole, le tecnologie digitali. Per ora però questo non accade, ed è una questione pubblica, di interesse collettivo, oltre ad impattare direttamente con la democrazia. In una realtà dove la scuola è autonoma sarebbe di particolare importanza assumere questo compito come prioritario. Se solo una volta si ha la possibilità di osservare come le tecnologie digitali sono subite in modo spontaneo e in assenza di un’educazione appropriata all’abilità d’uso, sia dai bambini che dagli adolescenti e dai giovani, nonché dagli adulti, non dovrebbe essere difficile concepire e realizzare un programma diffuso di educazione ed emancipazione.