Paesaggio urbano e partecipazione

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


immagineAvremmo voluto che il confronto che si sta avviando sul Piano Regolatore Generale della città di Trento mettesse al centro il paesaggio urbano, la sua vivibilità e il suo degrado. Così non pare che accada. L’unica partecipazione che per ora si profila all’orizzonte sembra quella di un’oligarchia limitata al Comune, all’Università e agli ordini professionali. La città mostra in ogni sua espressione la necessità di una riconsiderazione complessiva a partire dalla vivibilità del paesaggio urbano. Chiunque abbia un minimo di memoria non ha difficoltà a rendersi conto di come il clima complessivo sia cambiato e di quante siamo le aree che mostrano evidenti processi di degrado. Non è la sicurezza, ad ogni evidenza, il primo problema, anche se tutti fanno a gara a cavalcare un tema che in un tempo come questo suscita seguito, attenzione e consenso. Non si può evitare di richiamare la vitalità culturale della città. Oggi la separatezza tra luoghi ed eventi capaci di forte attrazione come il Muse o di iniziative a sfondo commerciale che occupano gli spazi urbani in periodi definiti, non si inseriscono in un tessuto culturale all’opera intorno a un progetto distintivo e riconoscibile. A rarefare il paesaggio urbano sono poi gli scollamenti tra il centro storico e le periferie nord e sud con tutti gli elementi urbanistici e sociali che mostrano uno stato di difficoltà con tutta evidenza. Le ipotesi di riconsegnare la città al fiume e il fiume alla città sono tacitate e patrimoni unici simboli della città come il castello del Buonconsiglio patiscono scelte difficili da condividere per quel che riguarda la qualità dell’intorno, in primis il degrado di piazza Mostra. Il traffico che opprime e uccide la fruibilità del parco di Piazza Venezia è un altro esempio dell’esigenza di un disegno complessivo per la vivibilità del paesaggio urbano. Sono solo esempi, ma servono a comprendere quanto importante sarebbe attivare un processo partecipativo finalizzato ad un ascolto effettivo della popolazione per ridisegnare la città. L’inizio del confronto non pare dei migliori e ancora una volta si concentra su quello che accade dentro le stanze di poche istituzioni con la distanza dai cittadini e dai problemi, che oggi è uno dei mali maggiori dei processi decisionali democratici. L’auspicio espresso dai protagonisti di voler restare lontani dalle polemiche può essere condivisibile. Il fatto è che in modo latente i conflitti sono presenti non solo tra i soggetti coinvolti ma anche nella vita della città. Si tratterebbe allora di assumere il conflitto come opportunità generativa e chiedersi subito che cosa non va in un percorso che sarebbe bene non si mostrasse zoppo fin dall’inizio.