Le condizioni del dialogo

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


Condizione essenziale per ogni dialogo è l’ascolto. Ascoltare vuol dire partire dal punto di vista dell’altro, in ogni caso, anche e soprattutto quando dice e fa cose diverse dal nostro punto di vista. Martin Buber ha scritto: “Divento io dicendo tu”. La meritevole intervista a Nibras Breigheche, membro del consiglio dei garanti dell’Associazione islamica italiana degli imam e delle guide religiose, apparsa sul Corriere del Trentino di Domenica a firma di Silvia Pagliuca, è un documento importante per capire e conoscere. E si sa, solo la comprensione e la conoscenza possono aiutarci ad affrontare il problema della convivenza, uno dei più importanti del nostro tempo. Il centro del ragionamento di Nibras Breigheche ruota intorno a due poli essenziali: l’educazione per conoscersi reciprocamente e il riconoscimento dell’Islam da parte dello Stato italiano. Tutta l’intervista è un antidoto alla paura, che purtroppo comanda in questo nostro tempo, ogni volta che si affronta la questione dell’integrazione tra culture e religioni diverse. Sul dialogo interreligioso, ad esempio, è in corso un disinvestimento per carenza di fondi persino in Trentino e da parte della Curia. Se non si alimenta il terreno della conoscenza, condizione indispensabile per prosciugare gli spazi dell’integralismo e della radicalizzazione, non si può immaginare di far crescere il dialogo e la convivenza. Quando Breigheche dice del proprio dolore di fronte al terrorismo e afferma: “la nostra religione viene usata come uno strumento nelle mani di folli”, sono solo l’educazione e la conoscenza che possono aiutarci a riflettere sul fatto che ogni religione, anche quella cattolica, può, come è avvenuto, diventare strumento di violenza e distruzione di altre culture e religioni. Siamo di fronte all’inizio di un tempo in cui la convivenza è e sarà inevitabile. Possiamo solo scegliere come viverla, in modo dialogico o distruttivo. Il rapporto tra le fedi richiede però qualcosa di più che l’educazione e il dialogo. Laddove noi esseri umani incontriamo limiti al dialogo devono intervenire le istituzioni. Allora sembra proprio venuto il momento di avviare le condizioni del riconoscimento del pluralismo religioso e, nel caso specifico, dell’Islam. I giorni del lavoro e quelli della festa, i riti e le ricorrenze hanno bisogno di trovare spazio in una società civile che voglia essere interculturale e planetaria, oggi. Pare che a livello di governo nazionale si stia procedendo in quella direzione. Allora varrebbe la pena, in una terra come quella trentina, di confine e con una cultura dell’accoglienza che è stata anche anticipatrice, far sentire la propria voce a livello nazionale. Visto che sullo stesso giornale il governatore Rossi cita la questione dell’integrazione interculturale come una priorità su cui è necessario fare di più.