Conflitti etnici e necessità di riflessione

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


Una risorsa rara, quasi un genere di lusso, di questi tempi, è la riflessione. Eppure mai come oggi è necessario riflettere. Il modo di affrontare e commentare i recenti fatti di cronaca riguardo agli incidenti con gli immigrati nella città di Trento, fino alla proposta preoccupante di recintare piazza Dante e alle polemiche non proprio costruttive tra amministrazione provinciale e comunale, sembrano tutti fenomeni caratterizzati da scarsa riflessione. Quella disposizione a piegarsi due volte su stessi prima di dire e fare, soprattutto quando dire è fare, anche per le posizioni istituzionali di chi parla, si sa, non è moneta corrente per noi umani. Richiede un certo investimento per non sbagliare, e anche quando si investe non sempre si riesce a non sbagliare. Qual è la questione prioritaria sulla quale vorremmo richiamare la nostra e l’altrui attenzione? L’associazione più o meno esplicita e sordida tra origini etniche e comportamenti, o meglio, tra genetica e comportamenti. Una storia antica che di fronte alle difficoltà mostra di essere rimasta sempre nascosta sotto la cenere del perbenismo, ma poi riaffiora e spande il suo olezzo e la sua pericolosità. Di che natura sono le differenze comportamentali di persone che sono state educate in mondi diversi e appartengono a culture diverse? La questione non è di poco conto se viviamo e sempre più vivremo in società multietniche. Questa certezza storica può essere trattata mettendosi il prosciutto sugli occhi; negando lo ius soli, solo ritardando scelte necessarie e ineludibili in cambio di qualche voto; oppure affrontandola con rigore di governo e comportamentale. Ma il fantasma da svelare è la tesi che vi sia un determinismo genetico nella disposizione alla violenza. Ebbene quella tesi è falsa ad ogni verifica scientifica. Se ne faccia finalmente una ragione chi la sostiene e apra gli occhi per contribuire a progettare una società vivibile e plurale. Oggi abbiamo sequenziato l’intero genoma umano e esaminato i singoli geni. Noi umani abbiamo circa 22mila geni; e non 100mila come avevamo ipotizzato. Il grano tenero ne ha 106mila: un altro colpo al nostro antropocentrismo presuntuoso. Gli umani hanno tutti lo stesso genoma. I comportamenti derivano da una combinazione complessa tra i geni e l’ambiente in cui ognuno di noi è educato, e possono cambiare. I geni che sottendono all’aggressività possono dar vita a comportamenti violenti, ma sono gli stessi che possono favorire lo sviluppo di individui pro-sociali perché la loro proattività viene orientata agli altri e all’altruismo dall’educazione e dalle relazioni. Operiamo perciò per regolare bene i rapporti, per educare e inserire chi è nelle condizioni di inserirsi, e regoliamo finalmente la convivenza delle differenze in ambienti che favoriscano l’emergere del meglio di ognuno.