Buone notizie

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


immagineIl giornalaio stamattina, porgendomi il Corriere, mi dice: “buone notizie”. Lo ringrazio e gli dico che so che oggi c’è l’inserto del giornale con quel nome. No, no, è la sua replica; la più buona delle notizie ce la porta il felice titolo di testa del Corriere del Trentino di oggi: “Nuovi trentini contro la paura”, a proposito del fatto che dal 2008 al 2015 cinquemila stranieri residenti hanno ottenuto la cittadinanza. Allora penso: comincia bene la giornata. E non so scegliere se mi fa star meglio il contenuto della notizia o la soddisfazione convinta del giornalaio. Come diceva il bravissimo e indimenticato maestro Mario Lodi, sin dal titolo di un suo libro, a proposito delle buone pratiche nella scuola, “C’è speranza se questo accade al Vho”, dove Vho era una piccola località vicino a Piadena. Ogni volta che si smonta un pregiudizio; ogni volta che riusciamo a cestinare atteggiamenti che corrispondono al famoso detto: “Meglio il diavolo che conosci dell’angelo sconosciuto”, bisognerebbe fare festa. D’altra parte non è facile per noi che abbiamo sempre da fare i conti con la paura. Quella paura che ci fa regredire a quando ogni forma di incertezza poteva essere fatale. Il tempo arcaico è sempre con noi e richiede un forte investimento per essere combattuto. Abbiamo trascorso la maggior parte della nostra storia di specie in una condizione nella quale sbagliare a interpretare un’ombra o una traccia voleva dire rischiare di non essere più vivi entro pochi minuti. Il diverso e l’ignoto ci inquietano perché per noi non sapere con chi si ha a che fare è più stressante dell’avere una conoscenza certa di qualcosa di negativo. Quando possiamo almeno illuderci che il noto sia rassicurante il senso di ansia e di incertezza diminuisce. Così facendo però ci imprigioniamo in noi stessi e in un eterno presente. Possiamo, infatti, imparare e riconoscere che quel modo di essere è in noi ed è in nostro potere trasformarlo e trasformarci, scoprendo i vantaggi della trasformazione. Riusciamo a far questo a due condizioni, tra le altre. Se creiamo una disposizione interiore che celebra il valore del dubbio; e se siamo più comprensivi, ma non in senso moralistico. Se siamo “letteralmente” più comprensivi, se ciascuno, cioè, espande le dimensioni del proprio spazio del possibile. Ad aiutarci sono i vantaggi del cambiamento ben riconosciuti e raccontati a noi stessi e agli altri. Cinquemila stranieri con cui conviviamo e condividiamo la cittadinanza, non più stranieri, ci indicano molti vantaggi: lavorano con noi; ci dimostrano con la loro presenza che siamo più ricchi di possibilità e di culture; ci fanno sentire migliori per condividere presente e futuro. Soprattutto danno voce al valore della differenza integrata e della convivenza, che sono il nostro unico destino possibile.