Autonomia e dipendenza

Di Ugo Morelli.
Archivio Sezione Hic et Nunc


La domanda è molto semplice: come fanno gli individui di una specie, capaci di riflessione, come siamo noi, a non considerare il fatto che in ogni momento dipendiamo dalla natura semplicemente per respirare? Non vivremmo senza immettere aria respirabile nei polmoni almeno ogni quattro secondi. Questo è l’ambiente per noi, prima ancora di essere ciò che ne facciamo creandolo e ricreandolo in continuazione con la nostra azione, costruttiva e distruttiva allo stesso tempo. Da quando lo abbiamo dominato, l’ambiente, tendiamo però a dimenticare di dipendere da esso per vivere. Dipendenza e autonomia sono due facce della stessa medaglia. Sarebbe importante soffermarsi oggi sulle interdipendenze tra l’autonomia politica e amministrativa e l’autonomia rispetto alla natura di cui facciamo parte. Ciò vale ovunque, ma certamente nei sistemi locali e autonomi come i nostri. Come accade con la natura, l’autonomia può essere solitudine e chiusura, ma anche arroganza, se non si combina costantemente con la dipendenza. Quest’ultima viene di solito intesa come se fosse una cosa negativa, problematica, indicativa di debolezza. In certi campi è anche questo. Se però si considera il fatto che un bambino cresce solo grazie alla dipendenza dalla madre e dagli adulti; che ognuno di noi diventa quello che è grazie agli altri da cui dipende; che un insegnante lavora male se dimentica che dipende dagli scolari; che un capo diventa arrogante e combina guai se dimentica che dipende a sua volta dai suoi dipendenti, allora la dipendenza si afferma come condizione dell’autonomia e non come il suo contrario. La natura del Trentino e dell’Alto Adige è stata anche ostile per gli esseri umani che l’hanno abitata ma poi, grazie anche all’azione dei suoi abitanti, è divenuta la principale risorsa per la qualità della vita attuale. La combinazione con le dinamiche storiche e le scelte di governo, internazionali, nazionali, locali e amministrative, ha fatto il resto. Oggi, di tutte le risorse naturali, per come ha girato il mondo e per la capacità di tutela dimostrata, pur con qualche problema, il paesaggio è la risorsa principale e più pregiata disponibile. Certo non basta più che vi sia la natura, ma che essa venga valorizzata e tutelata con l’applicazione della conoscenza più avanzata possibile. Un futuro basato su uno sviluppo appropriato esige una svolta che porti a passare dall’uso passivo della natura, o dall’abuso di essa, ad un dialogo costante e evoluto con le risorse disponibili. Condizione perché questo accada è mettere al centro la dipendenza dalla natura e dal paesaggio, in modo da maturare un senso di rispetto e un legame simili a quello che un bambino nutre per la madre. Ricordandosi che per vivere, ogni quattro secondi dobbiamo respirare.