La necessità di darsi una voce di civiltà

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


immagineIn uno straordinario libretto di molti anni fa, Rapporto sui sentimenti politici della nazione, il premio Nobel per la letteratura Heinrich Böll scrisse delle ricadute problematiche e perverse dello spionaggio globale che allignava nei paesi del socialismo reale. La sua capillare diffusione distruggeva le forme del vivere civile attaccando alla base ogni possibilità di fiducia reciproca. E la fiducia, si sa, è il collante di ogni elementare forma di legame sociale. Il medico di Cles che, anziché curarlo, denuncia un immigrato clandestino, è un indicatore dello stato della nostra civiltà che non dobbiamo in nessun modo minimizzare e relativizzare. Accanto alla esplicita e precisa denuncia di Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici, e a fronte dell’insensata uscita del Ministro degli Interni italiano che sostiene di difendere il medico, mostrando di non conoscere o di sprezzare la legge e l’etica, pare necessario domandarsi che cosa stiamo diventando se accadono episodi del genere. Nell’intervista al Corriere del Trentino che riporta la posizione di Ioppi c’è indicata in modo chiaro la vera natura del problema e la domanda del presidente dell’Ordine dei medici pesa come un macigno sulla testa di tutti noi: “In un reparto non c’è solo il medico, ma un insieme di figure professionali che hanno ruoli sempre più importanti e di responsabilità: se il medico è arrivato a prendere questa decisione è perché è inserito in un contesto che l’ha indotto a farlo e in parte l’ha giustificato. Ciò che mi fa paura è che nessuno in quel momento abbia obiettato”. Sta qui il senso del “clima pesante” di cui parla Franco Ianeselli, segretario provinciale della CGIL. Da analizzare con attenzione è l’effetto diretto e indiretto che i linguaggi quotidiani contro l’immigrazione e la campagna diffamatoria condotta contro chiunque non sia “dei nostri”, a prescindere da dati e verifiche, producono nel contesto quotidiano delle nostre vite. “Dire” è sempre stato “fare”, ma lo è soprattutto oggi in una società profondamente mediatizzata. Chi ha responsabilità di esercitare il potere dovrebbe saperlo e agire di conseguenza. Accade invece il contrario e la maggior parte delle persone mostra di essere d’accordo con azioni che violano la legge e l’etica. È l’assenza di obiezione e di indignazione da parte nostra, maggioranza silenziosa e attonita, che favorisce lo scivolamento nell’inciviltà e la tacita accettazione di situazioni che sono il contrario di una condizione umana e sociale degna di essere vissuta. La denuncia al posto della cura da parte del medico assume le caratteristiche di quella che Hanna Arendt aveva chiamato la “banalità del male”: a un certo punto diventa normale ciò che è del tutto inaccettabile col tacito consenso di tutti noi se non ci diamo una voce decisa per invocare una scelta di civiltà.