Trento. Il paesaggio perduto

Di Ugo Morelli


Hic et Nunc


Nel confronto opportunamente aperto dal Corriere del Trentino sulla città di Trento, a partire dalle Albere, non solo manca un’idea di città , come recita correttamente il titolo, ma il grande assente è il paesaggio urbano. Inteso non come lo scenario o sfondo in cui si esprime la realtà della città, ma come la tessitura, poetica, simbolica e sociale di cui ogni città vive. Uno potrebbe subito obiettare, chiedendo cosa c’entra la poetica e cosa vuol dire richiamare il simbolico. Vuol dire esattamente porsi il seguente problema: di che cosa vive una comunità urbana. Poiesis, dal greco, vuol dire “fare”. O meglio, vuol dire assumersi la responsabilità del fare pensando, possibilmente prima, cosa fare. Sia consentita una citazione in tempi in cui la teoria è quanto di più screditato si possa immaginare e in cui viviamo all’insegna della perversa convinzione che ogni opinione vale quanto un risultato di ricerca validato: uno vale uno, appunto. Gaston Bachelard ha riflettuto approfonditamente sulla poetica dello spazio, cioè sulle modalità con cui gli esseri umani si fanno la casa e i luoghi della propria vita. Quella modalità è strettamente connessa alla responsabilità delle scelte, domandandosi non solo quanto vale e come si può vendere quello che si costruisce, ma prima di tutto quali significati hanno gli spazi per le persone che ci vivono. È questa la dimensione simbolica degli spazi, che ne può fare luoghi in cui è piacevole stare e andare, o deserti da cui fuggire o in cui si è costretti a stare. Più di tutto, però, è importante una visione sistemica, quella che Luca Malossini chiama l’idea di città. Se le singole parti si creano una alla volta, con una visione corta e legata principalmente al valore economico del territorio e degli investimenti, il risultato non può che essere frammentario e a basso tasso di vivibilità. Allora varrebbe la pena considerare Trento alla luce di alcune grandi questioni che in tempi di localismi atavici e superati dai tempi, potrebbero essere di riferimento per un presente difficile. La prima di queste è il respiro culturale e scientifico grazie alla collocazione geografica, come porta tra sud e nord dell’Europa. Se si considera questo tema che sembra lontano, se ne scopre la dimensione molto vicina: gli spazi della città sono capaci di essere luogo di scambio culturale in cui sia residenti che ospiti possano incontrarsi verso una civiltà del presente e un dialogo necessario? La seconda, tra le altre, è una scelta ambientale precisa che ruoti intorno alla vivibilità, facendone finalmente una città ecologica e sostenibile, a partire dal traffico, con i relativi effetti anche sul turismo e sull’immagine della città. Solo a queste e ad altre condizioni il paesaggio perduto può essere ritrovato.